Si è spento questo pomeriggio Luigi Chiriatti. A darne il triste annuncio la moglie Marisa Palermo e i figli Salvatore, Anna, Giovanni, Francesca, Fabio e Paolo. Il settantenne, ricoverato presso lâospedale Cardinale Giovanni Panico di Tricase, a seguito dellâaggravarsi delle sue condizioni di salute, era stato sottoposto ad un intervento dâurgenza. Nonostante gli sforzi del personale medico per garantire un recupero completo, non è riuscito a superare il post-operatorio.
La camera ardente sarĂ allestita a Villa Betania di Tricase e i funerali si terranno domani, venerdĂŹ 26 maggio alle 15 presso il Palazzo Marchesale di Melpignano.
Profilo biografico
Luigi Chiriatti per decenni si è dedicato alla ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Dopo aver inciso nel 1977 con il Canzoniere Grecanico Salentino il disco Canti di terra dâOtranto e della GrecĂŹa salentina ha fondato e militato in importanti gruppi di riproposta della musica popolare: il Canzoniere di Terra dâOtranto e Aramirè.
Ha curato e pubblicato numerosi lavori sul tarantismo, la musica e la cultura popolare salentina. Su tutti, Morso dâamore. Viaggio nel tarantismo Salentino, (I ed. Capone 1995, II ed. Kurumuny 2011) e Terra Rossa dâArneo (Kurumuny 2017).
Ha svolto numerosi incarichi istituzionali come membro del comitato scientifico CIGI â Comitato Italiano Gioco Infantile; presidente dellâassociazione culturale âErnesto de Martino-Salentoâ; di direzione artistica: festival âCanti di Passioneâ dal 2003 al 2009 e 2014; di attivitĂ didattica e consulenza scientifica.
Nel 2002 ha fondato la casa editrice Kurumuny, dal 2015 è stato direttore artistico del festival âLa Notte della Tarantaâ e direttore scientifico dellâIstituto âDiego Carpitellaâ.
Inizia la ricerca e la documentazione della cultura orale del territorio salentino negli anni Settanta. A Calimera, paese in cui è vissuto, opera con un gruppo di ragazzi che sotto lâinfluenza e la spinta di Giannino Aprile, sindaco illuminato e comunista, si ispira al suo insegnamento di recupero e valorizzazione della cultura e della lingua grica.
Ă nel circolo culturale âGiannino Aprileâ che comincia a registrare i primi canti della tradizione popolare dalla viva voce dei cantori: Cosimo Surdo, Cici Cafaro, Lucia De Pascalis.
Non è ancora un progetto articolato e manca di spessore politico. Lâidea fondante di quel periodo è quella di cercare di documentare la memoria di una piccola comunitĂ di lingua grica, le sue espressioni poetiche e sonore.
Il salto qualitativo, tecnico e soprattutto culturale avviene con lâincontro, decisivo, con Rina Durante e Bucci Caldarulo.
Con Rina, le primordiali ricerche sul campo intorno ai canti della GrecĂŹa salentina e ai racconti dei contadini diventano progetto di ricerca sulla memoria orale del Salento. Canti, storie, rituali, favole, giochi, biografie di cantori, scioperi assumo la dimensione della ricerca, in una prospettiva non piĂš solo locale, ma come parte integrante di un movimento nazionale che si collega alla ricostruzione di una storia delle classi subalterne dei contadini e degli operai. Rina spingeva a raccogliere, documentare, studiare e approfondire la storia del territorio per emanciparla dallâisolamento geografico e politico in cui era stata relegata dalla classe egemone. Tesseva i fili di un raccordo con intellettuali che gravitavano nellâorbita e nelle attivitĂ dellâIstituto Ernesto de Martino di Milano prima, di Sesto Fiorentino poi, e del Canzoniere Italiano.
Bucci Caldarulo, che viveva insieme a Rina, sperimentava con Luigi Lezzi, Anna DâIgnazio, Marisa Serafino e pochi altri, la riproposta della musica popolare sulla scia degli insegnamenti di Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Maria Carta, Rosa Balestrieri. Le storie e i canti della ricerca sul campo diventano repertorio del Canzoniere Grecanico Salentino, che dagli anni Settanta comincia unâattivitĂ di riproposta musicale portandola nel Salento prima, poi per tutta la penisola e allâestero. La musica di riproposta diventa mezzo per raccontare la storia delle classi contadine, dellâemigrazione, della Resistenza, delle leghe e degli scioperi salentini, sedati con la violenza e spesso anche nel sangue. Il CGS racconta in musica quel mondo e quella cultura, intessendo fitti legami con il tessuto sociale che lâha prodotta; il canto dĂ voce ai desideri e alle aspirazioni di un territorio degradato e declassato dai potentati locali.
Rina e Bucci pongono le basi per la ricerca, documentazione e ricostruzione di una memoria interrotta, devastata da unâemigrazione di proporzioni epiche, che sul finire degli anni Cinquanta aveva causato lo smembramento del tessuto sociale e culturale, minando in ogni aspetto la vita della comunitĂ .
Rina insegna il gusto della ricerca collegata alla storia, che si trasforma in racconto; il racconto in favola e la favola in mito. Bucci insegna a cantare, a ricercare lâimpasto della voce, a fondere le note con immagini della vita e delle storie dei tanti cantori che avevano condiviso le loro memorie, la loro esperienza, la loro intimitĂ .
Luigi Chiriatti apprende cosĂŹ a fare ricerca, ad approfondire i temi, a seguire i mille racconti, a cercare i fili che tengono insieme lâimmaginario di un territorio e soprattutto a tesserli insieme in un progetto che non sia solo canto, ma impegno civile, culturale, politico.
Scenario della ricerca è lâintero Salento. Documentare i canti diventa una prioritĂ . In sella alla sua Vespa Piaggio 125 e munito di un registratore a bobine UHR 4400, Luigi va a incontrare, fra difficoltĂ e resistenze, i depositari di una cultura che si nascondeva a se stessa.
Il periodo che seguĂŹ le grandi occupazioni delle terre (1950-51), e le delusioni politiche ed economiche che ne derivarono, avevano aperto le porte allâemigrazione di massa che fino al quel momento aveva risparmiato il tessuto sociale salentino. Le persone emigravano in cerca di una nuova umanitĂ , verso le grandi cittĂ del Nord e dei paesi europei: Svizzera, Germania, Belgio. Facevano propri nuovi modelli di vita; abbandonavano e relegavano in un angolo nascosto della propria mente la povertĂ e la desolazione umana da cui erano partiti.
A distanza di ventâanni, cominciano i primi flussi di rientro nella terra dâorigine, ma la memoria del territorio è devastata, perchĂŠ le persone rifiutano di ritornare a âricordareâ.
In questo contesto la documentazione procede quasi al buio: non si ha ancora conoscenza delle grandi ricerche etnomusicali giĂ svolte da Alan Lomax, Giovanna Marini, Gianni Bosio, Diego Carpitella, che saranno pubblicate solo a partire dagli anni Duemila.
La ricerca di Luigi indaga cosĂŹ le persone piĂš vicine: la madre, le sue conoscenti e qualcuno dei paesi vicini a Calimera e Martano. Subito si apre uno scenario ricchissimo di tutte le forme poetiche e musicali della cultura orale: canti dâamore, stornelli, pizziche-pizziche, canti alla stisa, serenate e si presenta lâoccasione di documentare, fra mille difficoltĂ , anche i canti delle prefiche di Martano.
Poi, via per il Salento. Cutrofiano con gli Ucci; Zollino, in una bottega di vino con cantori improvvisati; Otranto, altra bottega di vino; Aradeo con la famiglia Zimba; Santa Cesarea Terme con donna Giulia; Castrignano del Capo, Scorrano, Maglie, Corigliano dâOtranto, Ruggiano...
Se allâinizio i canti sono la prioritĂ , Luigi inizia poi a registrare tutto ciò che ha a che fare con la memoria orale. Sollecitato da letture quali Lâintellettuale rovesciato e Lâelogio del magnetofono di Gianni Bosio, estende il campo dâindagine a tutto ciò che oggi chiamiamo ÂŤpatrimonio immaterialeÂť di un territorio: giochi, favole, cunti, preghiere e vita dei santi, biografie dei cantori.
Particolare interesse riveste il fenomeno del tarantismo. Lâidea portante è verificarne lo stato a distanza di ventâanni dalla pubblicazione della ricerca di Ernesto de Martino. Luigi intervista sia le tarantate, che tutte le persone che gravitavano intorno al rituale: suonatori, medici, parenti, sacerdoti.
Emerge che il fenomeno è profondamente radicato nellâimmaginario collettivo salentino.
A Tricase Luigi raccoglie la testimonianza sul drammatico sciopero delle tabacchine del 1935: ÂŤA Tricase non si canta piĂš da quando le carreggiate dei traini si sono riempite di sangueÂť. Ă lâinizio di un altro importante filone di ricerca: la ricostruzione orale della storia del movimento contadino e operaio salentino. La documentazione si svolge nel piĂš ampio ambito di ricerca organizzato e voluto dallâIstituto Gramsci di Bari, sotto la guida di Miriam Castiglione.
Confluiscono in questo filone numerose interviste a dirigenti politici, sindacali e contadini che hanno contribuito con le loro lotte alla costruzione di un Salento nuovo e alla rivendicazione di una nuova dignitĂ della vita.
Nel 1981 Luigi acquista la sua prima macchina fotografica, che gli permette di documentare con immagini riti, luoghi e protagonisti della ricerca. La documentazione si arricchisce poi anche di materiali video. Alcuni riguardano le ritualitĂ salentine: il tarantismo (Morso dâamore, 1981), la danza scherma di Torrepaduli (1983), la Passione nella GrecĂŹa salentina (1983), gli spettacoli dei cantori, numerosissime feste e spettacoli di riproposta.
Alla ricerca si affianca, dal 1974 al 2001, lâattivitĂ di riproposta della musica popolare salentina; nel Canzoniere Grecanico Salentino (1974-1978), nel Canzoniere di Terra dâOtranto (1989-1996), nella formazione Aramirè (1996-2001). Molti spettacoli musicali sono documentati nellâarchivio.
A partire dal 1998, comincia la pubblicazione dei materiali raccolti sonori dellâarchivio:
Buonasera a quista casa. Antonio Aloisi, Antonio Bandello. Gli âUcciâ. Pizziche, stornelli, canti salentini,
libro con CD, Edizioni Aramirè, Lecce 1999;
Canti della GrecÏa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 1999;
Luigi Stifani, Io al santo ci credo. Diario di un musico delle tarantate, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;
I Passiuna tu Christu. Canti di questua pasquale della GrecÏa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;
Canto dâamore. Voci, suoni e ritmi della GrecĂŹa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;
A. Lucia De Pascalis, Cantare a Kurumuny, Kurumuny, Calimera (Le) 2002;
Niceta Petrachi, La Simpatichina. Malachianta. Canti salentini di tradizione orale, Kurumuny,
Calimera (Le) 2003;
Giuseppe Mighali, Zimba, canti suoni e ritmi di Aradeo, Kurumuny, Calimera (Le) 2004;
Uccio Bandello. La voce della tradizione, Kurumuny, Calimera (Le) 2010;
Uccio Aloisi, Il canto della terra, Kurumuny, Calimera (Le) 2011;
Corimondo. La Strina. Suoni e canti di Corigliano dâOtranto, Kurumuny, Calimera (Le) 2012;
Ricci i tuoi capelli. Arie e canti popolari di Cannole, Kurumuny, Calimera (Le) 2012.
Alcuni materiali di ricerca sono confluiti (1977-78) nei dischi dellâAlbatros curati da Brizio Montinaro:
Musiche e canti tradizionali del Salento, a cura di Brizio Montinaro, vol. I, LP, Albatros, Editoriale Sciascia 1977;
Musiche e canti tradizionali del Salento, a cura di Brizio Montinaro, vol. II, LP, Albatros, Editoriale Sciascia 1978.
Pubblicato il 25/05/2023