Il SALENTO GLI AMERICANI E IL PETROLIO

Il SALENTO GLI AMERICANI E IL PETROLIO
 
Trivellazioni, i sondaggi richiesti sono 10
Otranto fa la voce grossa: «Ci opporremo»
 
Il sindaco Cariddi chiama a raccolta i colleghi dell’area
Comunicazione della Regione: avanti le procedure di Via
 
Salento — Il Comune di Otranto guida la crociata contro i sondaggi delle compagnie petrolifere al largo della penisola salentina. Ieri mattina, il sindaco Luciano Cariddi ha presieduto una prima riunione con i tecnici comunali gettando le basi per una strategia ad ampio raggio che punta al coinvolgimento di tutte le municipalità interessate. Sono 19 i Comuni rivieraschi della provincia di Lecce chiamati in causa per il rilascio di pareri non vincolanti alle prospezioni previste nello Jonio: Tricase, Gagliano del Capo, Ugento, Racale, Alessano, Castrignano del Capo, Taviano, Andrano, Diso, Otranto, Morciano di Leuca, Patù, Tiggiano, Gallipoli, Alliste, Salve, Santa Cesarea Terme, Castro e Corsano.
PROCEDURE DI VIA AVANZATE — Il livello di guardia s’è improvvisamente innalzato dopo la pubblicazione sul sito internet del Ministero dell’Ambiente delle richieste di indagini sottomarine inoltrate dalla compagnia americana «Global MED LLC LLC». Ma la preoccupazione, se possibile, è anche cresciuta dopo che sulla scrivania di Cariddi sono giunte alcune carte della Regione da cui si evince che la procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) per altre prospezioni, stavolta nel basso Adriatico, sarebbe ormai arrivata ad uno stadio abbastanza avanzato. Le richieste, a questo punto, sono salite a 10. Sui documenti si legge che «la Direzione generale per le valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha comunicato l’esito favorevole delle verifiche tecnico – amministrative di procedibilità delle istanze di avvio del procedimento di Via di competenza statale». Si tratta in questo caso di istanze presentate a suo tempo dalla Global Petroleum Limited per poter avviare prospezioni di idrocarburi liquidi e gassosi in quattro aree per una superficie complessiva di 3mila metri quadrati e che ora scatenano la rabbia di Luciano Cariddi da cui parte un affondo all’ente di Viale Capruzzi: «Vuol dire che ci chiedono pareri a cose fatte? A noi non piace come si sta procedendo in questo contesto che ci vede completamente soli, abbandonati e del tutto disinformati di fonte ad iniziative che riguardano i nostri territori».
 
UN’AREA DI 744 KM — Dalle pagine on line del Ministero dell’Ambiente si apprende, invece, che «Global MED LLC LLC», compagnia con sede legale in Colorado, ha presentato ben sei richieste di studi nelle acque dello Jonio settentrionale divise in due macro aree, una al largo delle coste calabresi e l’altra a sud delle coste pugliesi. I termini per la presentazione delle osservazioni scadono il 22 dicembre 2014. L’area individuata per queste ricerche si estende per un totale di 744,6 chilometri quadrati ed il progetto prevede l’acquisizione di circa 147 chilometri di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. L’air-gun è un dispositivo con cui si generano emissioni di aria compressa che vengono indirizzate verso il fondale ad intervalli variabili tra i 5 ed i 15 secondi. I segnali sismici riflessi dalle discontinuità geologiche del sottosuolo vengono ricevuti dagli idrofoni (sensori di pressione) ed elaborati dal computer che genera immagini da cui si può evincere la presenza o meno di petrolio.
 
A 25 KM DA LEUCA — Il vertice nordoccidentale dell’area, quello cioè più vicino al litorale pugliese, dista da Capo Santa Maria di Leuca circa 13,9 miglia nautiche, vale a dire poco più di 25 chilometri. La Global MED, nelle motivazioni del progetto spiega che «l’attuale assetto geologico dell’Appennino meridionale è il risultato di una serie di eventi deformativi che hanno coinvolto sia i depositi di avanfossa che il substrato calcareo Meso-Cenozoico, creando un ambiente geologicamente idoneo alla genesi e l’accumulo di idrocarburi». E ancora: «L’intensa attività esplorativa effettuata negli anni passati, soprattutto tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, ha portato alla scoperta di numerosi giacimenti a idrocarburi gassosi e liquidi nella porzione più orientale della catena e nell’avanfossa, confermando le potenzialità di ritrovamenti d’idrocarburi anche nella zona in esame». Luciano Cariddi, a questo punto, preannuncia battaglia: «Ci opporremo su tutti i fronti, valutando anche l’opzione del ricorso ai giudici. Convocheremo una conferenza di sindaci per portare avanti questa nuova battaglia contro progetti calati dall’alto inconciliabili con il turismo sostenibile che resta la nostra vera vocazione».
 
Fonte: corrieredelmezzogiorno.it
a firma Antonio Della Rocca

Pubblicato il 10/11/2014


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