Giornata della memoria 2020

Una giornata particolare

Brevi momenti, ricordi, testimonianze.

La memoria si tramanda e si rafforza anche così.

Percorrendo la via San Giuseppe che da Castrignano del Capo conduce alla Marina di Leuca, a circa mezzo Km dall’entrata del Paese si intravede il mare. Una fascia blu cattura lo sguardo e preannuncia cosa caratterizzerà le prossime vacanze o la breve permanenza a Leuca.

La mattina del 14 luglio 2018 il panorama era diverso, la sagoma di una enorme nave da crociera catturava la vista. La nave era ferma in rada e le capienti lance da trasbordo facevano la spola col porto per far sbarcare centinaia di turisti. Li distinguevi subito dai normali turisti estivi.  Leuca era gioiosamente invasa da inglesi, tedeschi ed americani di mezza età che con i loro cappellini ed abiti colorati regalavano atmosfere di altri tempi. Tra i tanti ospiti temporanei, una signora passeggiava tra le vie del paese ed in  modo garbato ma insistente continuava a chiedere a passanti e gestori delle attività commerciali, dove fosse l’ospedale del paese.  Iniziò allora un surreale dialogo tra un gentile signore del luogo e la signora straniera.  Appurato che la salute della signora non destava preoccupazioni, venne informata che l’ospedale più vicino si trovava a circa 5 Km di distanza, ma  la signora garbatamente insisteva nella sua convinzione dell’esistenza di un ospedale a Leuca.  Qualche breve esitazione e, trovato un interlocutore che parlasse in inglese, ecco svelato il mistero: la signora era nata a Leuca! Sì proprio a Leuca! Nel periodo 1944 – 1947 quando in paese era presente il CAMP 35 campo profughi costituito dall’UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration),  l’ospedale non era altro che la ex Colonia Scarciglia, adibita in quel periodo a presidio medico.

Una mai sopita ed insistente voglia di conoscere o rivedere il luogo che ha dato inizio alla propria vita è diventata una bellissima testimonianza, l’ennesimo anello di una catena che ancora  lega i tanti bambini profughi e vittime della guerra, nati in quel periodo, all’estremo lembo d’Italia. Accompagnata la signora sul piazzale antistante le grotte Cazzafri alla vista di quello che ormai rimane del  tanto cercato antico ospedale, un velo di tristezza riempì il suo volto ma fu solo un breve momento, i pensieri ed i ricordi subito ripresero il loro posto ridando la serenità che deriva dalla  consapevolezza di aver  raggiunto il proprio  scopo, ritrovare il luogo della sua nascita, narrato dai suoi genitori. La memoria si tramanda e si rafforza anche così.


Pubblicato il 21/01/2020


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