Compagnia americana cerca petrolio
nelle acque di Santa Maria di Leuca
L’area individuata per le ricerche geofisiche ha una estensione di 744,6 chilometri quadrati
Leuca - Il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato sul proprio sito internet la richiesta di indagini geofisiche presentata dalla compagnia americana “Global MED LLC LLC” per la ricerca di idrocarburi sui fondali al largo di Santa Maria di Leuca. L’istanza è una delle sei inoltrate al Ministero dalla stessa compagnia divise in due macro aree, una al largo delle coste calabresi e l’altra a sud delle coste pugliesi. I termini per la presentazione delle osservazioni scadono il 22 dicembre 2014. I Comuni coinvolti nella procedura sono Tricase, Gagliano del Capo, Ugento, Racale, Alessano, Castrignano del Capo, Taviano, Andrano, Diso, Otranto, Morciano di Leuca, Patù, Tiggiano, Gallipoli, Alliste, Salve, Santa Cesarea Terme, Castro e Corsano.
L’area individuata per le ricerche ha una estensione di 744,6 chilometri quadrati ed il progetto prevede l’acquisizione di circa 147 chilometri di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. L’air-gun è un dispositivo che genera emissioni di aria compressa indirizzate verso il fondale ad intervalli variabili tra i 5 ed i 15 secondi. I segnali sismici riflessi dalle discontinuità geologiche del sottosuolo vengono ricevuti dagli idrofoni (sensori di pressione). Il vertice nordoccidentale dell’area, il più vicino al litorale pugliese, dista da Capo Santa Maria di Leuca circa 13,9 miglia nautiche. Il fondale marino in quest’area raggiunge al massimo profondità di poco meno di 1.100 metri sotto il livello del mare. La compagnia Global MED, nelle motivazioni del progetto spiega che “l’attuale assetto geologico dell’Appennino meridionale è il risultato di una serie di eventi deformativi che hanno coinvolto sia i depositi di avanfossa che il substrato calcareo Meso-Cenozoico, creando un ambiente geologicamente idoneo alla genesi e l’accumulo di idrocarburi. L’intensa attività esplorativa effettuata negli anni passati, soprattutto tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, ha portato alla scoperta di numerosi giacimenti a idrocarburi gassosi e liquidi nella porzione più orientale della catena e nell’avanfossa, confermando le potenzialità di ritrovamenti d’idrocarburi anche nella zona in esame”.
Fonte: corrieredelmezzogiorno.it
a firma di Antonio Della Rocca
Pubblicato il 03/11/2014