A Leuca un ristorante non riparte per cavilli burocratici e capricci di vicinato

 

In piena fase di ripresa a seguito del lockdown, nonostante in Italia vengano date con meno rigidità le possibilità di utilizzare gli spazi esterni per permettere agli imprenditori del settore horeca di mantenere le norme di sicurezza, ad una attività di Santa Maria di Leuca (LE) è stata negata la possibilità di utilizzarli a seguito di cavilli burocratici.

“Questa è una piccola storia vera del ‘fallimento Italia’ – ha commentato il dott. Beniamino Di Cagno, socio della srl titolare del ristorante. – Una piccolissima impresa che non può assumere 5 dipendenti perché il prete, i tecnici del comune, nel disinteresse degli amministratori pubblici si oppongono all’installazione di una pedana dove collocare 10 tavolini”.

A differenza dello scorso anno, tale attività non riesce a ottenere l’autorizzazione all’occupazione temporanea del suolo pubblico. Eppure, come spiegano i consulenti della stessa, a seguito dei regolari controlli da parte della Polizia Municipale di Castrignano del Capo non sono state riscontrate differenze rispetto la stagione passata, dopo la verifica da parte del Comandante incaricato. Sempre in base a queste dichiarazioni, l’unica segnalazione, come riferito dal Comando dei Vigili, è una diffida da parte del responsabile della Parrocchia Cristo Re, adiacente all’osteria.

“Al momento del ritiro dell’agibilità era cambiata la procedura di rilascio – continua Beniamino Di Cagno. - Non doveva più firmarla il Comandante dei vigili, ma il dirigente tecnico, il quale ha spiegato che non poteva procedere per via della segnalazione del parroco. Lo stesso al quale hanno tolto un abusivo posto riservato l’anno precedente per lasciare spazio alla nostra pedana”.

Unica sanatoria alla questione potrebbe essere, come indicato dal dirigente tecnico, la modifica della richiesta senza l’utilizzo della pedana, ma solo con i tavolini. Il tempo comunque passa e l’estate è ormai arrivata. I lavoratori, fermi nel periodo invernale per il contenimento del nuovo Coronavirus, stentano ora a ripartire per via di questi intoppi burocratici e nonostante i pareri verbali positivi delle forze dell’ordine.

“Anche in tempo di Covid-19 – conclude il dott. Di Cagno - questa è l’Italia che non si riuscirà mai a rialzare. Un tecnico, pagato con i soldi dei contribuenti, dovrebbe impegnarsi per il bene e nell’interesse della comunità, con solerzia e rapidità”.

 

 

 

 

 

 


Pubblicato il 22/06/2020


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