Ugento - Omicidio G. Basile

La testimonianza della bimba di 6 anni

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  La supertestimone ha 6 anni «Uno lo teneva fermo e l’altro lo colpiva col coltello»
  Quella notte la bambina si arrampicò su una sedia e vide tutto 

U G E N TO -  Una bambina di 6 anni è il testimone-chiave. Ha assistito all’omicidio di Peppino Basile ed ha indicato agli inquirenti i nomi dei presunti autori. Quella notte fra il 14 e il 15 giugno, la piccola dormiva insieme con il fratellino a casa della nonna. L’abitazione si trova in via Nizza, a due passi dalla villetta di Peppino Basile. 
«Mi ricordo che è successo un fatto brutto l’anno scorso, quando dormivo a casa della nonna. Stavo dormendo nella stanza insieme con il mio fratellino, quando ho sentito la voce di un uomo che gridava forte forte aiuto. Mia nonna si è affacciata dalla finestra della nostra camera. Ricordo che per terra c’era un signore. Ho visto due signori che stavano dando le botte ad un altro signore. In tutto erano tre persone: uno che prendeva le botte, uno che lo teneva fermo e l’altro che gli dava le   botte con un coltello». 
Le dichiarazioni della bambina sono state raccolte dal sostituto procuratore Simona Filoni della Procura presso il Tribunale dei minorenni. E’ stata sua l’intuizione di ascoltare la piccola. In verità la bimba era già stata sentita a ridosso del fatto di sangue. Un ascolto troppo frettoloso,   forse, che non suggerì alcun elemento utile alla ricostruzione dei fatti. La dottoressa Filoni, invece, si è recata in casa della bambina per raccogliere daccapo le sue dichiarazioni, senza pregiudizi nei confronti della sua attendibilità: «La nonna si è avvicinata alla finestra e poi mi sono avvicinata anche io alla stessa finestra, vicino alla nonna. Ho preso la sedia che era lì vicino e sono salita sopra. Ho abbracciato la nonna perché avevo paura perché era lì vicino. Questo signore gridava aiuto e la nonna non è riuscita ad aiutarlo. Mi ricordo che ho visto solo quello che gli dava le botte e l’altro che lo teneva di lato».   L’incontro con il magistrato è avvenuto nella cucina dell’abitazione della bimba. E nelle fasi più drammatiche del racconto, la piccola ha abbracciato il magistrato, accarezzandole il volto e sfiorando con le dita la sua collana. La bambina ha ricostruito tutte le fasi dell’omicidio: le urla di aiuto di Peppino Basile, poi l’aggressione, le coltellate e, quin   di, l’arrivo dei vicini: «La nonna ha riconosciuto le due persone che hanno dato le botte a Peppino perché le conosceva già. La nonna mi ha detto che non dovevo dire niente perché li conoscevo un pochino. Quello vecchio che va con l’Ape ed ha la pancia si chiama Vittorio. Anche quello che ha tenuto fermo Peppino si chiama Vittorio». 
La bimba è rimasta sconcertata dal comportamento tenuto dai presunti aggressori. Uno sconcerto raccontato candidamente: «Prima che arrivassero i carabinieri e l’ambulanza, le due persone che hanno dato le botte  a Peppino sono andate via 
dicendo che andavano a casa». 
E al magistrato che le ha  chiesto se i due aggressori   fossero andati via subito o molto tempo dopo, la bambina ha risposto: «Chi, quelli che lo hanno ucciso? Si, sono andati via dicendo che andavano un attimo a casa. Poi, non so perché quello grosso e vecchio e quello giovane hanno fatto finta di aiutare Peppino dopo che prima gli avevano dato le botte». La stessa bambina ha poi ribadito: «Quelle persone che hanno fatto finta di aiutare Peppino penso che erano loro che hanno ucciso Peppino, perché somigliavano tanto. Nessuno sa che la nonna ha visto tutto e nessuno sa che anch’io ho visto perché tutti stavano dormendo tranne le persone che stavano sveglie e cioé quelle che hanno aggredito Peppino».  Il racconto della bimba è ritenuto attendibile e genuino. Un racconto riscontrato dalle dichiarazioni del fratello di 7 anni e mezzo che dormiva e non ha visto nulla, ma che ha raccolto le confidenze della sorella. Due racconti fotocopia, perfettamente sovrapponibili, che non possono essere considerati il frutto di un accordo per concertare le versioni. 
La psicoterapeuta, incaricata dal magistrato, ha evidenziato l’attitudine a testimoniare dei due bambini, in ordine alla loro capacità di recepire le informazioni e di raccordarle con altre, di ricordarle e di esprimerle in una visione complessa. Insomma, per la Procura la bambina è una diretta ed attendibile testimone del crimine.

fonte: gazzetta del mezzogiorno


Pubblicato il 27/11/2009


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