Torre vado - Il racconto di Aziz Jrondi

Il marocchino ha salvato il bimbo abbandonato

TORRE VADO LA BATTUTA DI PESCA IN APNEA SI TRASFORMA IN UN INCUBO.

UN IMMIGRATO RIESCE A EVITARE IL PEGGIO IL RACCONTO DI AZIZ JRONDI, DIPENDENTE DI UNA DITTA DI SUPERSANO, CHE COL SUO CORAGGIO HA SALVATO UNA VITA


Il padre pensa a catturare un pesce - operaio marocchino gli salva il figlio «Il piccolo annaspava ed era sfinito»

Il genitore del bambino è finito nei guai per abbandono di minore «Ho capito che qualcosa non andava e l’istinto mi ha detto di tuffarmi. Ho fatto solo il mio dovere»


TORRE VADO. Un bambino di otto anni viene «dimenticato» dal padre impegnato a pescare in apnea. Rischia di annegare ma viene salvato dalla prontezza di riflessi di un operaio marocchino. Aziz Jrondi, 27 anni, trapiantato nel Salento, dove lavora in una ditta di Supersano, ha evitato il peggio l’altro pomeriggio in località «Le Sorgenti». 
   Il piccolo, intorno alle 14.45, era entrato in acqua con il padre, un turista di 36 anni, V. D. I., della provincia di Avellino. Con lui avrebbe seguito un tratto dell’immersione ma ad un certo punto il genitore, forse attratto da un grosso pesce e dall’op - portunità di catturarlo, avrebbe lasciato il figlio da solo per dedicarsi alla sua passione.     Il bambino, intimorito, ha cercato aiuto. Nelle vicinanze si trovava a passare il cittadino marocchino, che prima ha allertato il numero di emergenza 112 e poi si è tuffato in acqua per trarlo in salvo. Il bambino indossava una muta da sub e aveva con sé una bandierina rossa per la segnalazione della posizione. Stanco di nuotare, in mezzo alle onde non proprio tranquille, visto che sulla località soffiavano forti raffiche di vento, ha capito la difficoltà nel raggiungere la riva ed ha chiesto i soccorsi. Gesti con le braccia difficilmente visibili da lontano ma subito captati dall’operaio. Aziz si è tuffato e al largo, dove le correnti lo avevano spinto, ha raggiunto il piccolo e lo ha riportato a riva.
   Sul lungomare, ad attenderli con comprensibile ansia, la giovane fidanzata di Aziz, una ragazza di Ruffano, e un pensionato di Torre Vado. Entrambi avevano seguito la scena sin dalle prime fasi. Sul posto sono giunti immediatamente i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Tricase, diretta dal capitano Andrea Bettini.
   Alla vista delle divise, il ragazzino si è definitivamente tranquillizzato e ha raccontato la sua disavventura. Stando alla sua versione, si trattava della prima uscita in mare per una pesca subacquea e quando non ha più visto il padre ha iniziato ad agitarsi, con il rischio di annegare. A quel punto sono scattate le ricerche del genitore, condotte anche con l’intervento di una motovedetta dell’ufficio locale marittimo di Santa Maria di Leuca, dipendente dalla capitaneria di porto di Gallipoli. Il turista dopo una ventina di minuti si è presentato spontaneamente ai carabinieri sostenendo di non essersi accorto di aver lasciato a distanza il piccolo perché impegnato a seguire la preda. Nei confronti del genitore è scattata una denuncia alla Procura della Repubblica di Lecce. Davanti alla magistratura, l’avellinese sarà chiamato a difendersi dalle accuse di abbandono di minore.


 «È stato l’istinto a spingermi a tuffarmi in acqua». Aziz Jrondi racconta il suo pomeriggio da eroe, che lo ha portato a salvare la vita a un bambino di otto anni in difficoltà tra le onde.
   «Stavo passeggiando con la mia fidanzata - spiega - quando mi sono accorto che in lontananza in mare qualcuno agitava i piedi e muoveva una bandierina rossa. Non riuscivo a capire se era un adulto o un bambino e se si trattasse di una richiesta di aiuto o meno». Aziz si è consultato con la fidanzata e con un anziano che si trovava in quel momento sul lungomare Cristoforo Colombo, poi ha deciso di non indugiare. Aveva intuito che qualcosa non andava per il verso giusto lo ha smosso.     Ha allertato le forze dell’ordine, si è tolto i vestiti e si è tuffato. «Il bambino era stato spinto molto al largo dalle correnti - continua Aziz quando mi ha visto si è un po' tranquillizzato ma era sfinito. Cercavo di stimolarlo a nuotare per facilitare il rientro a riva ma lui non ce la faceva più. Sono stato io - ricorda il marocchino - a spingerlo e a trascinarlo sulla superficie dell’acqua fino alla riva». Un’esperienza che difficilmente potrà dimenticare questo giovane di 27 anni, giunto bambino in Italia al seguito dei genitori, che ora lavora come operaio a Supersano ed è fidanzato con una ragazza di Ruffano. «Quello che ho fatto io lo avrebbe fatto chiunque - si schermisce Aziz con pudore - in quel momento l’unica cosa da fare era gettarsi in acqua per salvare una vita umana, io mi trovavo lì e l’ho fatto. Niente di più».  

mauro ciardo
 
 
  
  
    
 
 


Pubblicato il 22/07/2009


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