Salento - Le gemeline scomparse viste a Novaglie

Il racconto di una ex insegnante ai carabinieri

Gemelline scomparse, un'insegnante ai carabinieri: le ho viste nel Salento

di Gabriele ROSAFIO


Salento - Il mistero delle gemelline svizzere scomparse, Alessia e Livia Schepp, passerebbe dal Salento. Novaglie, per la precisione, piccolo borgo di pescatori arroccato sugli scogli del Basso Adriatico, nel territorio comunale di Alessano. Qui, nell’unico bar-ristorante aperto anche d’inverno, “Laguna Blu”, gestito da un giovane di Gagliano del Capo, Giacomo Greco, una donna, circa un mese fa, avrebbe notato una famiglia composta da una coppia adulta e due gemelline bionde.

Lei si chiama Donata Russo, sessantenne professoressa in pensione, originaria di Cutrofiano, ma residente a Novaglie da ormai sette anni. In questo minuto fazzoletto di paradiso, dove il silenzio regna sovrano, ogni mattina l’ex insegnante percorre a piedi la discesa che dalla sua abitazione conduce nella piazzetta, a ridosso del piccolo porto, per consumare la colazione.

«Sono giorni che non dormo – racconta Donata Russo – pensando a quello che ho visto. Temevo di non essere creduta, ma io le gemelline le ho viste davvero, una mattina di gennaio. Non è facile che un turista passi inosservato qui a Novaglie, specie in questo periodo. Ricordo che la coppia adulta, insieme alle due bambine, era seduta al primo tavolo, proprio all’ingresso del locale. L’uomo di fronte alla donna e le piccole ai lati. Saranno rimasti nel bar non più di cinque minuti, senza dire una sola parola». L’avvistamento risalirebbe alla fine del mese scorso, intorno alle 10:30 del mattino, orario in cui la professoressa è solita recarsi al bar per la colazione. «Vedendo quella famigliola seduta all’angolo – prosegue nel racconto la testimone – decisi di avvicinarmi per scambiare qualche parola. Chiesi ai genitori se fossero turisti in visita nel Salento. Molto seccato, l’uomo mi rispose di sì. Poco dopo si alzò per andare via. Mentre uscivano dal locale fui colpita dalla bellezza delle bambine. Le chiamai “angeli”, perché sembravano tali, ma nessun componente della famiglia proferì parola». Il racconto della donna troverebbe riscontro anche nella testimonianza di una cameriera, Maria, residente a Tricase, che quel giorno prestava servizio presso il bar-ristorante “Laguna Blu”. Mistero nel mistero, la presenza di una donna adulta insieme all’uomo, che dal racconto della professoressa sembrerebbe essere Matthias Schepp, l’ingegnere morto suicida sui binari di Cerignola, e alle sue figlie Alessia e Livia.

fonte: nuovo quotidianodi puglia


Pubblicato il 21/02/2011


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