Salento - In pericolo le querce del Salento

I parassiti dannosi sono Scolitidi e Coroebus Bifasciatus

     Gli insetti divorano le querce del Salento
Allarme dell'Ateneo. I parassiti sono Scolitidi e Coroebus Bifasciatus.

Ippolito: «Le specie sono a rischio»


Salento — Le querce salentine sono in pericolo. La specie arborea di gran lunga prevalente in Terra d’Otranto è minacciata da un pericoloso parassita che ne divora la linfa causando il disseccamento delle piante. L’allarme parte dall’Orto Botanico dell’Università del Salento che, insieme al Corpo Forestale dello Stato, ha rilevato la moria delle piante in diverse aree della provincia di Lecce.

LA DENUNCIA - Questa nuova emergenza si aggiunge a quella causata dal famigerato Punteruolo rosso che da tempo fa razzia di palme. Nel Salento e in altre zone del Meridione d’Italia, soprattutto in Sicilia, il problema assilla amministrazioni locali, ambientalisti e studiosi che stentano a trovare un rimedio efficace contro il famelico insetto che erode i fusti delle palme dall’interno. Le essenze, già infette, sarebbero state importate soprattutto dall’Egitto senza eseguire i necessari controlli. E così l’ «epidemia» si è diffusa in modo incontrollabile. Anche riguardo alle querce gli studiosi hanno identificato i parassiti responsabili degli attacchi. Si tratta degli Scolitidi, appartenenti alla famiglia dei coleotteri, cui si aggiunge anche il «Coroebus Bifasciatus». Questi insetti, a piena ragione detti «minatori del legno», scavano delle minuscole gallerie al di sotto della corteccia indebolendo gli alberi. Secondo gli esperti dell’Ateneo leccese il fenomeno è piuttosto preoccupante perché stavolta ad essere attaccata non è una specie esotica come la palma, ma una autoctona e peraltro assai diffusa, oltre che nei boschi, anche nei giardini e lungo i viali delle città dove viene piantata a scopo ornamentale. «Questo è abbastanza grave perché significa che la nostra vegetazione spontanea, quella che caratterizza il paesaggio naturale del Salento, è a rischio», sottolinea il responsabile tecnico dell’Orto Botanico, Fabio Ippolito. In realtà quello della moria delle querce è un fenomeno abbastanza conosciuto da almeno una dozzina d’anni, ma oggi si ritiene che i danni siano più visibili a causa delle modificazioni climatiche. Gli inverni più miti, infatti, favoriscono il proliferare e quindi l’attività dei parassiti. Non solo. I boschi salentini, quasi sempre, non sono in equilibrio ecologico derivando da vecchi rimboschimenti o perché in passato intensamente utilizzati per produrre legna da ardere. «Una certa forma di governo del bosco - spiega Ippolito - determinava anche un controllo. Il leccio, una volta tagliato, rinasce sotto forma di cespuglio e non più monofusto. Il punto è che se il bosco non viene più gestito si possono avere fenomeni di indebolimento delle piante ed è quello che sta accadendo. Questo non significa che i boschi debbano essere sempre governati, ma quando questi vengono sfruttati e poi abbandonati nascono i problemi». Sotto attacco finisce il tronco, ma l’azione dei parassiti non tarda a mostrare i suoi effetti anche sulla parte aerea dell’albero che muore progressivamente.

LE ZONE - Particolarmente vulnerabili sembrano essere i lecci del Nord Salento, ma anche la quercia spinosa del Capo di Leuca non è immune all’aggressione parassitaria. Si teme anche per la quercia «Vallonea» tipica del Tricasino e per la quercia «Castagnara» diffusa soprattutto nel Magliese. «Il fatto grave - conclude Fabio Ippolito - è che sulla pianta malata s’innestano anche delle infezioni funginee che intaccano il tessuto legnoso provocando dei marciumi all’altezza del colletto o nelle radici». Come prima forma di difesa si pensa ad uno stretto monitoraggio delle specie a rischio e a promuovere una maggiore cura dei boschi.

fonte: corriere del mezzogiorno

 


Pubblicato il 30/03/2010


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