Salento - Idea ospedale modello di Renzo Piano

Per sopperire alla chiusura di Maglie - Scorrano - Gagliano

 
Nel Salento l'ospedale di Renzo Piano?
L'idea al vaglio della Regione - Costo 100 milioni di euro per 450 posti letto

L’Asl Lecce intende così sopperire alle chiusure di Maglie, Scorrano e Gagliano. Il progetto sostenuto dai privati

 

Sud Salento  - Il Salento si candida ad ospitare l’ospedale modello progettato dall’architetto Renzo Piano e presentato ufficialmente a Roma il 21 marzo 2001 dall’allora ministro della Sanità, Umberto Veronesi. Costerà non meno di 100 milioni di euro e dovrà rimpiazzare i vecchi ospedali di Gagliano del Capo, Scorrano e Maglie destinati alla chiusura dal nuovo Piano della Salute varato dalla Regione Puglia, lo stesso che prevede la costruzione del nuovo «Vito Fazzi» di Lecce cui sono stati destinati 117 milioni. La Asl leccese ha già inviato a Bari lo studio di fattibilità messo a punto a tempo di record dall’Università del Salento ed ora le carte sono al vaglio dell’assessore alla Sanità di Via Capruzzi, Tommaso Fiore. Ma com’è pensabile che vengano spesi capitali così ingenti in un settore, come quello sanitario, dove l’imperativo categorico è quello di stringere drasticamente i cordoni della spesa? Non passa inosservata, a tal proposito, la protesta del sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che al governo regionale contesta di avere dimezzato i fondi a favore delle strutture sanitarie private convezionate penalizzando fortemente l’utenza del capoluogo salentino.

L'OSPEDALE - Tornando all’ospedale modello, la linea che si vuole seguire per bypassare l’ostacolo delle difficoltà finanziarie è quella del partenariato pubblico-privato o del project financing. D’altra parte la Regione ha fatto chiarezza in questo senso tracciando, con propria delibera, apposite linee guida e prevedendo una task force per la programmazione e l’analisi dei progetti in cantiere. Il nuovo ospedale, con i suoi 42mila metri quadrati suddivisi su tre piani e una capienza di 450 posti letto, è stato concepito come sistema complesso plurifunzionale, centro ad alto contenuto tecnologico e assistenziale, ma anche come luogo dell’abitare preposto e dedicato alla cura, all’assistenza, alla diagnosi, alla terapia e possibilmente anche alla ricerca e alla formazione. Sarà, inoltre, integrato con i servizi territoriali di base, specialistici, assistenziali e sociali. Alcuni Comuni del basso Salento hanno già manifestato interesse all’idea progettuale. In particolare Maglie ha offerto 12 terreni a Nord dell’abitato, Muro Leccese 40 ettari, Poggiardo 26 ettari. Il Comune di Scorrano ha suggerito, invece, l’ipotesi di un ampliamento del suo ospedale mettendo a disposizione dell’Asl circa cinque ettari di terreno già destinati alla Zona artigianale, ma rimasti inutilizzati. La struttura sarà composta da tre grossi blocchi: uno per le emergenze, un altro per ambulatori e day hospital, il terzo per le degenze. Sono previste tutte le specialità tranne le unità operative che il Piano della Salute concentra nel polo di riferimento provinciale, cioè Cardiochirurgia, Neurochirurgia, Chirurgia vascolare, Chirurgia pedriatrica, Neuropsichiatria infantile.

PARTENARIATO - «Ci stiamo muovendo su una linea avanguardistica già adottata in Puglia ad Acquaviva delle Fonti dove, con la formula del partenariato, è stato costruito un ospedale beneficiando di finanziamenti dell’Inps e dell’apporto del Gruppo Putignano di Noci», fa sapere il direttore sanitario dell'Asl di Lecce, Franco Sanapo. L’Azienda sanitaria ha ipotizzato un secondo ospedale ad alto contenuto tecnologico anche nell’area Nord, dove si prevede l'azzeramento dei nosocomi di Galatina, Nardò e Copertino che, messi insieme, non raggiungono i 450 posti letto. La Regione Puglia intende ridimensionare il numero degli ospedali pubblici salentini che attualmente sono tredici, compreso il «Panico» di Tricase che è una Pia fondazione di culto in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Il nuovo modello di struttura ospedaliera firmato da Renzo Piano è stato messo a punto da una équipe multidisciplinare che ha lavorato per circa un anno e mezzo nell’ambito dei Progetti di ricerca finanziati dal ministero della Salute e promossi dall’Agenzia per i servizi sanitari regionali.
 


Pubblicato il 08/10/2010


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