S.S. 275 - Raffica di ricorsi

All'attacco Legambiente, consiglieri provinciali, Regione

   
 
    
  S.S. 275 - «Quell’opera va frenata» una raffica di ricorsi
  All’attacco Legambiente e consiglieri provinciali. Pronta pure la Regione 


Sud Salento -  Nella vicenda 275 irrompe una batteria di ricorsi: ieri, contro le quattro corsie fino a Leuca, sono stati presentati al Tar i primi due, uno di Legambiente nazionale, l’altro a firma dei cinque consiglieri provinciale del partito democratico (Blasi, Capone, Rampino, Durante e Caputo) e da Giovanni Pellegrino, «L’ho firmato come cittadino e in qualità di ex presidente della provincia. Dobbiamo difendere il piano territoriale di coordinamento provinciale che non prevede una superstrada fino a Leuca». Oggi sarà la volta del ricorso della regione, poi di Italia nostra e delle associazioni locali. Tre i motivi alla base della richiesta di sospensiva della delibera numero 76 del Cipe, approvata il 31 luglio 2009, che dà il via libera alle quattro corsie fino a contrada “Li Munti”, sul promontorio di Santa Maria di Leuca. Due giuridici, il terzo politico e costituzionale. Autore del ricorso («a titolo gratuito», insiste) lo stesso Giovanni Pellegrino. «Mi chiedo - osserva - se in Lombardia il Cipe avrebbe agito come ha fatto in questa nostra storia. Lì ci sono i leghisti che difendono le ragioni del territorio».  I ricorsi prendono di mira le quattro corsie negli ultimi sei-sette chilometri, dalla interconnessione della 275 con la strada provinciale 210 (incrocio Alessano-Marina di Novaglie) fino a Leuca.   Non è infrastruttura strategica - Il primo argomento è che l’ammodernamento della 275 nel tratto Maglie-Leuca erroneamente è stato considerato dal Cipe infrastruttura strategica. Il progetto preliminare approvato dal Cipe nel 2004 - si legge - è stato, infatti, redatto dalla stessa Anas «in attuazione di una convenzione con la regione del 21 novembre 2003, (presidente Fitto, ndr) e disciplinante il finanziamento e la realizzazione di 25 infrastrutture viarie tra cui la Maglie-Leuca». L’Anas era incaricata della progettazione, mentre appalto ed esecuzione dell’opera erano affidati alla regione.  Le delibere della giunta regionale - La decisione venne modificata il 22 novembre 2006 con una delibera della giunta che affidava all’Anas anche esecuzione e appalto. I soldi investiti, 165,40 milioni, sono solo della regione e il Cipe avvia il procedimento senza il cofinanziamento dello stato. La carenza di fondi, malgrado l’approvazione di un progetto preliminare con le quattro corsie fino a Leuca, porta a soluzioni intermedie tra le quali una superstrada fino a Montesano con la sola messa in sicurezza del resto del percorso. E’ quanto stabilisce una delibera di settembre 2006. L’Anas rimodulò la progettazione con la riduzione dell’importo dell’opera a 111, 55 milioni. Gli altri 40 milioni furono destinati alla Maglie-Otranto. La storia ha ulteriori sviluppi. Una delibera della giun   ta del febbraio 2007, di presa d’atto del nuovo tracciato, fu approvata dalla provincia e dalle associazioni ambientaliste, ma contestata da alcuni comuni del Capo di Leuca. Una contestazione bipartisan contro la riduzione di soldi e le quattro corsie a Montesano. Un altro compromesso spostò l’arteria fino all’incrocio Alessano-Corsano-Gagliano-Novaglie.  L’eccesso di potere - Si ritiene che il Cipe, non avendo tenuto conto di questo travaglio e delle proposte definitive ridotte a «meri apporti partecipativi», abbia deliberato con un «eccesso di potere per arbitrarietà e irrazionalità». Ministero delle infrastrutture e Cipe avrebbero dovuto esaminare sul serio le indicazioni della regione. Anche le prescrizioni di carattere ambientale, dettate dall’assessore al territorio, Angela Barbanente, secondo i ricorrenti, avrebbero dovuto determinare la correzione del procedimento.  Pellegrino è stato testimone e in parte protagonista di un dibattito importante che ha poi portato al piano di coordinamento territoriale. L’idea del Salento di «una   città diffusa in un parco» richiedeva un approccio diverso dal tradizionale, più rispettoso del territorio e del paesaggio. 
Violato il codice degli appalti.  Il secondo argomento giuridico, in subordine, riguarda l’applicazione degli articoli 165 e 166 del codice degli appalti (decreto legislativo 166 del 2006). Mentre il parere dei comuni, espresso in sede di conferenza di servizi ha valore solo consultivo, la posizione della regione, invece, ha un rilievo sostanziale. In caso di dissenso, sostiene il ricorso, il Cipe e la re   gione avrebbero dovuto costituire un collegio tecnico arbitrale chiamato a dirimere la questione. Nè può essere richiamata la necessità che il progetto definitivo debba rispettare in modo pedissequo il preliminare. Il Cipe, insomma, non può imporre la sua volontà in modo unilaterale. Deve rispettare regione e comuni. «Nel Nord - conclude Pellegrino - le rappresentanze territoriali decidono e poi si fanno sentire e rispettare anche dallo stato». Cosa che nel Salento non è avvenuto, anche a causa delle divisioni territoriali.

fonte: gazzetta del mezzogiorno a firma T.T.


Pubblicato il 16/03/2010


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