Petrolio nel mare del Salento - Altri 6 no dalla Puglia

L'area interessata va da Bari a Santa Maria di Leuca

Petrolio nel Salento - altri 6 no dalla Puglia
L'area interessata va da Bari a Santa Maria di Leuca



Salento - «Hanno spacchettato l’Adriatico, lo hanno diviso in lotti e questo a noi non va bene». E’ l’assessore regionale all’ecologia, Lorenzo Nicastro, a dettare la linea dell’opposizione dura alla ricerca delle fonti petrolifere sottomarine. Ieri mattina il comitato della valutazione ambientale della regione ha detto sei “no” alle richieste di permesso presentate al ministero dello sviluppo economico. L’area interessata va dal Nord Barese a Santa Maria di Leuca.

Tre delle sei richieste di Via - riguardano tutte la Northern Petroleum, la società inglese più attiva nel Basso Adriatico - ripropongono tre autorizzazioni che la regione ritiene ormai morte e sepolte. Nicastro lo ha anche scritto in una lettera al ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo. «I giudici amministrativi - sostiene l’assessore - hanno di fatto annullato tre decisioni del governo». Per una - l’autorizzazione d149DR-NP che interessa il mare di Monopoli - c’è una sentenza del Tar di Bari passata in giudicato. Le altre due, la D60 e la D61 che interessano il tratto marino tra Ostuni e Brindisi, sono state bloccate dal Tar di Lecce.

La cosa strana è che la Northern abbia deciso di non presentare ricorso al consiglio di stato per far valere le proprie ragioni.

Ma il giallo è durato pochi giorni. La società, una delle più importanti nella ricerca petrolifera - in Italia è alleata con la Shell in altre autorizzazioni sulla terraferma - ha riproposto la richiesta di permesso al ministero dello sviluppo economico. La novità è emersa in uno schema che gli uffici del governo hanno trasmesso alla regione il primo settembre. Nicastro e il vicepresidente Loredana Capone si sono meravigliati. «Non possono sottrarsi alle decisioni dei giudici».

In realtà, il Basso Adriatico sembra un oggetto del desiderio. Se la Northern ha avviato nove richieste di permesso, altre società come la Petrolceltic Italia, con quattro proposte a Nord delle Isole Tremiti e la Spectrum che ha presentato una maxirichiesta per l’intero Adriatico puntano a far parte della partita sui giacimenti.

Ufficialmente, non si sa quanto petrolio ci sia e di quale livello qualitativo. Qualche notizia può venire dai pozzi dell’Eni del campo “Aquila”, a 25 chilometri dalla costa brindisina. Pozzi in attività che pompano oro nero da giacimenti che dovrebbero contenere, in base alle notizie della stessa società, almeno 120 milioni di metri cubi di idrocarburi. Dice Carlo Doglioni, geologo della Sapienza di Roma, uno dei maggiori studiosi nel campo: «Sono le stesse rocce porose del mare del Gargano, quelle che contengono il petrolio. E’ chiaro che dove il fondo sottomarino presenta queste caratteristiche le società cercano gli idrocarburi».

Ma è difficile per gli stessi ministeri districarsi nelle maglie burocratiche e acquisire tempestivamente le informazioni sul destino dei diversi lotti. Nicastro nella lettera fa riferimento all’opposizione dello stesso ministero alle richieste di riavvio di due richieste da parte degli inglesi. «Istanze respinte» si legge nello schema informativo. Così le due autorizzazioni sembrano incagliarsi nelle trappole amministrative. Ai funzionari, quindi, risulta annullato solo il permesso d149.

Il fronte del “no” al petrolio sembra ampliarsi. Associazioni ecologiche, politici e amministratori locali si mobilitano. I più attivi sono i gruppi del Gargano. Michele Eugenio Di Carlo, presidente del comitato per la tutela del mare, lamenta il silenzio del Salento. «Solo poche persone si sono fatte vive. Devo ringraziare l’arcivescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio che ha espresso parole bellissime e forti sulla necessità di difendere la bellezza della nostra terra e del nostro mare». E’ stato il web il protagonista in questa prima fase. Lo stesso D’Ambrosio, originario di Peschici, stupenda comunità garganica che si affaccia sul mare, si è affidato alla rete: «Si fa davvero fatica a capire le scelte politiche che stanno alla base dell’autorizzazione concessa dal ministero per trivellare il nostro mare...La tutela e l’integrità delle bellezze che il Creatore ci ha affidato è compito dei singoli ma soprattutto delle istituzioni».

Di Carlo vorrebbe Gargano e Salento alleati nella battaglia. L’assessore Nicastro alza il livello del conflitto: «Ci prepariamo a una lotta dura e prolungata». A carte bollate, ma anche con la mobilitazione civica.
 

 

fonte: gazzettadelmezzogiorno a firma T. Tondo


Pubblicato il 08/09/2011


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