Patù - Presidente, quando finirà tutto questo...

Queste le parole della sorella di Marco, rivolte a Napolitano

«Presidente, quando avrà fine tutto questo?».
Con queste parole, pronunciate a stento in mezzo a tante lacrime, la sorella maggiore di Marco, Annalaura, si è rivolta al Capo dello Stato Giorgio Napolitano.


Patù - Una domanda come le tante che lei e la sua famiglia si sono poste, ma che in questo preciso momento esprime lo sfogo di chi ha perso il proprio caro partito in missione per la pace e che mai si sarebbe aspettato di ritornare a casa in una bara di legno. Il Presidente della Repubblica ieri mattina nell’aeroporto di Ciampino ha avuto uno scambio di battute con tutti i familiari delle quattro vittime. Quando è giunto davanti alla famiglia Pedone ha accarezzato mamma Assunta e la guancia di Annalaura. A lei ha confermato il dolore dell’intera nazione per la tragedia in Afghanistan. «Mi dispiace molto per quanto successo – è stata la replica di Napolitano – quella in cui siamo impegnati e una missione di pace ed è nostro dovere aiutare quelle popolazioni». Il padre Michele, lo zio Antonio e il resto della famiglia formata dalla sorella minore Carmen con il marito, hanno mantenuto un atteggiamento molto composto. Anche loro hanno ascoltato il grido dello zio del militare sardo Gianmarco Manca, che rivolto al ministro degli esteri Ignazio La Russa ha urlato: «Signor Ministro, godetevi lo spettacolo». Il capo dicastero per l’occasione è stato molto diplomatico e alla fine della cerimonia di accoglienza ha detto che in questi casi tutti i familiari delle vittime hanno diritto a qualsiasi reazione emotiva. Annalaura comunque continuava a porre domande. Quando nella sala d’aspetto dell’aeroporto ha incontrato l’ordinario militare d’Italia, monsignor Vincenzo Pelvi avvicinatosi per portare il cordoglio della Chiesa, ha rivolto anche a lui un interrogativo. «Perché devono succedere queste cose?». Il vescovo ha avuto parole di conforto anche per lei e i suoi familiari. «Non ci sono risposte – ha detto l’ordinario – siamo tutti coinvolti in tragedie come questa». Dopo il trasferimento dell’istituto di medicina legale, dove sul corpo di Marco e degli altri tre commilitoni è stata effettuata un’autopsia, ai familiari non è stato consentito di vedere il cadavere dei propri congiunti.  Le bare sono state infatti risigillate e riavvolte con la bandiera tricolore.  Alle 16 i familiari Pedone, che insieme alle famiglie Vannozzi, Manca e Ville sono stati fatti alloggiare nella caserma di viale Pretorio, sono stati condotti nel salone d’onore dell’ospedale militare del Celio, dove è stata allestita la camera ardente. Qui hanno ricevuto l’abbraccio della folla romana. Accanto a loro, immobili e con il gonfalone del Comune di Patù listato a lutto, il gruppo di quattro amministratori composto dal sindaco Angelo Galante, il vicesindaco Maria Luisa Cucinelli e gli assessori Luciano Protopapa e Antonio Cassiano. «Ogni famiglia ha cercato di confortarsi a vicenda – è stato il commento di Cucinelli – con il supporto degli psicologi dell’esercito e di tutti gli amministratori che con loro hanno fatto gruppo unico».

mauro ciardo

 


Pubblicato il 13/10/2010


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