Patù - La tragedia in Afghanistan

Il ricordo dei parenti ed amici di Marco

 «Marco era un ragazzo dal sorriso stampato in faccia».

 


Patù - Lo zio paterno Enrico Marino (che ha sposato una sorella del padre di Marco), ricorda così il nipote scomparso tragicamente in Afghanistan dopo un attentato. A lui sono affidate le poche parole della famiglia, ormai chiusa in un silenzio invalicabile, sotto choc per quando accaduto. «Marco era un ragazzo molto semplice – ricorda – educatissimo e sempre disponibile a dare un mano agli altri. Ogni volta che veniva in vacanza a Patù passava a trovarci. In casa era un tuttofare – aggiunge con le lacrime agli occhi - sbrigava con grande maestria le faccende domestiche, anzi si buttava a capofitto per risolvere ogni problema. Ad esempio quando le sorelle erano in difficoltà davanti al computer era lui che spiegava i meandri dell’informatica smontando e rimontando l’hardware».
L’ultima volta che Marco aveva telefonato a casa era stato venerdì sera, quando all’altro capo della cornetta aveva risposto la sorella maggiore, Annalaura.
Uno scambio di saluti come avveniva periodicamente. Nulla lasciava presagire l’imminente tragedia.
A Patù era ritornato l’ultima volta ad agosto, per trascorrere un periodo di vacanze prima di partire per la missione.
«Ha lasciato il paese il 12 agosto – conferma il sindaco Angelo Galante – io lo conoscevo benissimo come conosco tutta la famiglia, fatta di persone semplici, educate, dedite al lavoro. In pratica gente ottima e ineccepibile che oggi ha perso il figlio partito in un paese straniero per portare la pace, proprio come fece un altro nostro conterraneo, Davide Ricchiuto di Tiggiano (ucciso un anno fa in un altro attentato a Kabul, ndr). Non sono solo la famiglia e Patù a perdere un proprio figlio – conclude il primo cittadino – ma l’intero Capo di Leuca e il Salento».
Davanti alla porta di casa è stato un altro zio di Marco, Antonio Pedone, ad accogliere ieri le autorità militari venute in visita. Visibilmente emozionato ha avuto il doloroso compito di annunciare volta per volta gli ospiti inattesi.

mauro ciardo
 


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«Marco aveva un presentimento che qualcosa sarebbe andato storto».


Gli amici più cari del militare salentino, il più giovane dei quattro caduti ieri mattina dopo un attentato in Afghanistan, descrivono il lato meno conosciuto del ragazzo di 23 anni. Due in particolare, Matteo Milo e Marco Vitali, lo conoscono fin dall’infanzia perché loro coetanei e lo ricordano come un ragazzo solare, preciso e consapevole del suo lavoro. «L’ultima volta siamo usciti insieme in gruppo il 9 e il 10 agosto scorsi – raccontano gli amici – Marco era un po’ preoccupato per l’imminente partenza perché si sarebbe recato in missione in una terra ricca di pericoli con la continua minaccia delle esplosioni e delle imboscate. Si augurava solo che non gli succedesse qualcosa». Marco prima di partire per la ferma quadriennale aveva frequentato l’istituto tecnico industriale di Alessano. Patito per il calcio, amava i colori neroazzurri dell’Inter ma apprezzava anche la squadra del Lecce. Manteneva i contatti via internet su Facebook, dove sul suo profilo aveva scritto di preferire le canzoni dei salentini  Negramaro, di Katy Perry, di Rino Gaetano e dei Coldplay, di seguire soprattutto i cartoni animati Pingu, Gigi la trottola e i Griffin, oltre a telefilm come Doctor House. Tra i personaggi televisivi impazziva per Roberto Benigni e il personaggio Michael Kyle di “Tutto in famiglia”. Nonostante provenisse da una terra che affaccia sul mare praticava anche lo sci, e la con la sua permanenza a Belluno si era specializzato in questa disciplina tanto da diventare un esperto. Non erano rare le sortite sulla neve in compagnia dei commilitoni.  Il ritratto che emerge è quello di un ragazzone che sognava restando con i piedi per terra.  «Non era fidanzato – racconta il barman Rino Letizia, un altro suo amico di Patù – era legatissimo alla famiglia e ricordo che non frequentava molto i locali di divertimento, anzi preferiva posti più tranquilli. L’ultima volta, il giorno prima della partenza, ci siamo salutati sul lungomare di San Gregorio (la marina del paese, ndr)».  La sorella Carmen, uscita per un attimo da casa solo per mostrare una foto del suo Marco accompagnata da uno zio è scoppiata in lacrime e non ha saputo aggiungere parole limitandosi a guardare l’immagine del fratello che non c’è più.  
Patù è il paese più piccolo della provincia di Lecce, 1700 abitanti appena dove tutti si conoscono.  Altri amici ricordano il carattere di Marco, taciturno e discreto che non appesantiva nessuno con la sua presenza, anzi faceva sentire a suo agio chiunque si trovasse in sua compagnia. La tragica morte del militare ha gettato nello sconforto l’intera comunità, che si ritroverà martedì accanto alla bara per le esequie celebrate dal parroco monsignor Agostino Bagnato. Un presentimento su una tragedia imminente sembra averlo avuto la madre, che ieri ha scambiato poche battute con il sindaco Galante. «Come ogni mamma era in ansia per la sorte del figlio – racconta l’amministratore – sentiva spesso sai telegiornali le notizie degli attentati e con il marito hanno accolto la tragica notizia restando annichiliti, come se se lo aspettassero da un momento all’altro. In questo momento non si rendono nemmeno conto di quanto successo». Ieri in molti hanno ricordato come un anno fa, il 17 settembre, un’altra comunità del Capo di Leuca venne toccata da una tragedia simile per la morte del caporalmaggiore Davide Ricchiuto di 26 anni di Tiggiano, ucciso in un agguato a Kabul.   All’epoca l’intera area del tacco salentino si strinse intorno alla famiglia del paracadutista di stanza a Pisa e tra i gonfaloni che parteciparono al funerale c’era anche quello di Patù. Due tragedie che hanno accomunato due piccoli paesini, uniti nello stesso tributo di sangue e dolore per portare la pace lì dove c’è bisogno.

mauro ciardo

 


Pubblicato il 11/10/2010


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