Patù - Il giardino di don Liborio Romano passa al Comune

L'acquisto dagli eredi di don L. Romano

PATU’ -  Il giardino di don Liborio Romano passa nelle mani del Comune dopo l’acquisto dagli eredi.


Patù - Nello stesso giorno in cui si è svolto il convegno di studi sulla figura dello statista, Ministro dell’Interno delle Due Sicilie nel 1860 e politico in grado di evitare una guerra civile tra italiani all’arrivo di Giuseppe Garibaldi, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Angelo Galante ha firmato con i discendenti della casata l’atto di vendita per la cessione del frutteto.
Si tratta di una parte del giardino dove «don Libò» e tutti i suoi familiari trascorrevano ore di relax, sito alle spalle del palazzo che è già di proprietà pubblica e che è stato recuperato per conservare la collezione archeologica dei reperti di Vereto e uno studiolo dedicato al Ministro.
Palazzo Romano occupa un intero isolato e la facciata principale si trova su piazza indipendenza. Accanto al portale principale nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità, fu collocata una lapide per ricordare le gesta di Liborio, che è da considerare il quarto padre della patria dopo Vittorio Emanuele II, Cavour e Garibaldi visto che prima di cadere nell’oblio a causa dei delatori, era considerato l’eroe nazionalpopolare che unì le due parti della penisola senza sparare un colpo di fucile.
La vendita del terreno è avvenuta per 15mila euro davanti al segretario comunale ed è stata fatta da Giovanni Battista e Maria Cristina Marzano, eredi di Maria Romano a sua volta figlia di Giovanni e Amalia Sangiovanni. Ora toccherà riqualificare l’area esterna che sarà destinata a parco pubblico per ospitare eventi culturali legati alla promozione del territorio. Questo passaggio, va ricordato, segue un’altra acquisizione importante fatta nei mesi precedenti e riguardante la donazione della cappella di Santa Maria di Vereto (grazie alla famiglia Sangiovanni), dove si conserva il più antico affresco di San Paolo con i simboli legati al tarantismo.

mauro ciardo

 


Pubblicato il 13/12/2010


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