Il TAR boccia l'ampliamento di una
MORCIANO DI LEUCA - DECISIONE DEL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO NELL’AMBITO DELL’INDAGINE SULL’ABUSIVISMO EDILIZIO
Stop alla villa vista mare
Il Tar boccia l’ampliamento di una «pajara fantasma»
MORCIANO DI LEUCA. Un troncone dell’indagine sull’abusivismo edilizio sbarca al Tar che conferma l’inesistenza delle “pajare fantasma”. I giudici del tribunale amministrativo leccese, attraverso il collegio della prima sezione presieduto da Luigi Viola, nei giorni scorsi hanno emesso una singolare ordinanza, rigettando il ricorso di una proprietaria, difesa dall’avvocato Sergio De Giorgi, che contestava un decreto della soprintendenza di Lecce. Tutto è scaturito da uno dei tanti sopralluoghi effettuati dal corpo di polizia provinciale nell’ambito della maxi inchiesta sull’abusivismo edilizio, che ha visto passare al setaccio i territori comunali di Morciano e della limitrofa Patù. In particolare le aree agricole e quelle lungo la fascia costiera tra Torre Vado e San Gregorio dove non sarebbe stato rispettati gli indici di fabbricabilità a discapito delle bellezze paesaggistiche e ambientali. Nel corso dell’inchiesta, iniziata nel dicembre 2008 e coordinata dal sostituto procuratore Ennio Cillo, emersero anche alcuni trucchi usati dai proprietari di terreni agricoli, che pur di possedere la villetta con vista sul mare avevano camuffato i progetti sostenendo l’esistenza di antiche costruzioni rurali come pajare o lamioni. Non solo, alcuni professionisti (non è il caso sottoposto al Tar) avevano ottenuto le autorizzazioni nonostante la legge preveda su quei terreni costruzioni destinate a chi opera nell’agricoltura. Gli agenti di palazzo dei Celestini, nel caso passato al giudizio della magistratura amministrativa, effettuarono un sopralluogo ai primi di dicembre dello scorso anno e successivamente l’ente deputato alla tutela dei beni architettonici e paesaggistici, dipendente dal Ministero per i Beni e le attività culturali, annullò l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dal locale ufficio tecnico dopo aver accertato che i tre corpi di fabbrica indicati nel progetto in realtà non esistevano. Al loro posto semplicemente una pajara. La proprietaria presentò un ricorso ritenendo viziato il provvedimento della soprintendenza, visto che al sopralluogo non aveva partecipato il tecnico comunale. Il Tar ha quindi disposto la verifica dei luoghi in contraddittorio, accertando che la soprintendenza aveva avuto ragione. Le costruzioni rurali indicate per ottenere l’autorizzazione paesaggistica non erano mai esistite. Da qui l’ordinanza che ha respinto il ricorso e convalidato quanto accertato dalla soprintendenza e dalla polizia provinciale.
fonte: gazzetta del mezzogiorno
Pubblicato il 27/06/2010