Gagliano del Capo - La scuola intitolata ad un fascista

Scoppia la polemica

 GAGLIANO  - SCONTRO SU DE BLASI NEL GIORNO DELLA CERIMONIA. IL SINDACO DIFENDE LA SCELTA: «ERA UNO SCIENZIATO»
  «La scuola intitolata a un fascista e razzista» E scoppia la polemica 
 di  MAURO CIARDO 

 GAGLIANO DEL CAPO -  L’Istituto comprensivo viene intitolato a Vito De Blasi e scoppia la polemica tra chi lo bolla come un «fascista favorevole al Manifesto della razza» e chi lo considera solo «un grande luminare della scienza medica». Ieri mattina alle 11 si è svolta nell’auditorium comunale l’intitolazione della scuola al medico originario della frazione di Arigliano, vissuto tra il 1875 e il 1955, che ricoprì l’incarico di direttore unico delle terme di Salsomaggiore e ven ne nominato grande ufficiale del Regno d’Italia. Vi partecipano il sindaco Antonio Buccarello, il dirigente scolastico, Cesare Daquino, lo studioso Achille Romano, il medico Luigi De Blasi e l’assessore alla cultura Michele Sergi. 
Ma Antonio Biasco, psicologo e in passato consigliere di opposizione, solleva una questione morale. «L' apprezzamento e la stima per la famiglia De Blasi, che riconfermo, non possono esimermi dall'esprimere profondo rammarico, dissenso e disagio per l'iniziativa. De Blasi, docente di ostetricia e ginecologia alla Regia Università di Genova –ricorda Biasco - è annoverato tra i sostenitori del "Manifesto della razza", emanato il 15 Luglio 1938, e tra i componenti del Consiglio superiore della demografia e razza. Migliaia di bambini furono espulsi dalla scuola pubblica per la sola colpa di essere di "razza" ebrea e molti poi finirono nei campi di sterminio. Nessuno di noi può dimenticare queste tristi realtà».  Getta acqua sul fuoco il sindaco Buccarello, visto che il Comune è tra gli organizzatori. «De Blasi non fu tra i firmatari di quel manifesto   puntualizza - ma vi aderì come fece all’epoca “obtorto collo” oltre il 90 per cento del mondo accademico. Prima di questa decisione sono state valutate le sue qualità in campo medico, essendo stato dichiarato come il più grande ostetrico a livello nazionale della prima metà del ‘900. La stessa prefettura di Lecce e il consiglio d’istituto – aggiunge - hanno espresso parere favorevole. Non si può gettare fango sulla memoria di un uomo che ha vissuto in un particolare momento storico, dove la contestazione significava condanna all’esilio o al confino».


Pubblicato il 06/06/2010


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