Una morte terribile, inspiegabile, ingiusta.
Martirio in camice bianco dieci anni in trincea senza Maria Monteduro
Con vent’anni nel cuore sembra un sogno la morte... e si muore. Maria Monteduro di anni ne aveva il doppio quando, quel maledetto 25 aprile del 1999, andò incontro alla morte per mano omicida rinunciando per sempre ai suoi sogni di madre, di moglie, di medico, di donna impegnata in politica e nel sociale.
Una morte terribile, per le modalità in cui avvenne; una morte inspiegabile, una morte ingiusta, una morte eroica sul luogo di lavoro, una morte che scombussola le coscienze. Maria Monteduro ha 40 anni, quando nelle prime ore del 25 aprile 1999 - sabato sono dieci anni - viene assassinata nelle campagne di Castrignano del Capo. Dottoressa di belle speranza e politico di razza. Lavora presso la guardai medico di Gagliano e contemporaneamente è assessore comunale ai Servizi sociali nella Giunta di Salvatore Monteduro, da appena tre mesi è madre di un bambino. Ma non c’è solo la guardia medica. E’ specialista in Endocrinologia e pesso il Day Hospital Santa Lucia di Maglie si occupa di anoressia e di bulimia. Tante ragazze in crisi confidano nel suo sorriso e nella sua professionalità per ritornare a vivere. Un lavoro che la entusiasma e che, in fondo, si sposa con il suo impegno politico e sociale. E proprio nell’ambula - torio diretto dal dottore Giorgio Cezza era stata prima di recarsi per l’ultima volta alla guardia medica.
Infatti, la notte fatale, la dottoressa Monteduro stava svolgendo il suo servizio notturno nella sede di Arigliano, una delle frazioni di Gagliano del Capo ed è lì che avvenne l’incontro fatale con il suo assassino. La mattina seguente il corpo senza vita del giovane medico venne ritrovato da un contadino, sotto un cumulo di pietra, nelle campagne di Leuca. La notizia scosse l’Italia intera. Sul posto si precipitarono gli investigatori, tra questi il reparto di investigazioni scientifiche (Ris) dei carabinieri di Roma, che esaminarono alcuni campioni di sangue nel cestino del laboratorio medico. Venne analizzato il registro della guardianìa, che si interrompeva alle 3.35 del mattino, dove comparivano due nomi (un uomo e una donna) che poi risulteranno falsi. Nei giorni successivi venne ritrovata l’auto del medico abbandonata a Castrignano, con l’abitacolo sporco di sangue. Grazie all’analisi del dna gli esperti risaliro a Giovanni Pucci, un elettricista di Castrignano che dopo il fattaccio era partito per il Kazakistan, dove venne
arrestato il 24 settembre dello stesso anno. La Corte d’Assise di Lecce lo condannerà all’ergastolo in primo grado, e la sentenza verrà confermata anche in appello.
Il 28 ottobre 1999 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conferì alla memoria di Maria Monteduro la medaglia d’oro al merito civile con la motivazione «Medico di elevate qualità professionali attivamente impegnata nell’ambito sociale, anche quale amministratore pubblico si prodigava in favore dei più deboli e degli emarginati, guadagnandosi la stima dell’intera cittadinanza. Cadeva vittima della furia omicida di un tossicodipendente cui aveva prestato le sue cure durante un servizio notturno di guardia medica, sacrificando la vita ai più nobili ideali di altruismo ed umana solidarietà». Oggi il suo corpo riposa nella cappella di famiglia nel cimitero comunale di Gagliano. Nel corso di questi anni il Comune di Gagliano ha intitolato al medico-assessore una strada e il centro polivalente sito in via Fratelli Ciardo, oltre a una serie di iniziative. Che tristezza questi dieci anni senza Maria.
fonte: gazzetta del mezzogiorno a firma G. delle donne
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Parla il marito «Il suo sacrificio non resti vano»
GAGLIANO DEL CAPO. «In dieci anni non è cambiato nulla, mi auguro che il sacrificio di Maria serva a qualcosa». A parlare è il marito del medico di guardia assassinato il 25 aprile di dieci anni fa, Giuseppe Greco, che la notte del delitto era a casa insieme con il figlioletto Daniele di soli sei mesi, in attesa dell’arrivo della moglie a fine turno. La dottoressa Monteduro si era recata in casa l’ultima volta alle 23 della sera precedente, per allattare il piccolo. Avrebbe dovuto far rientro alle 6. Un’attesa vana, spezzata dalla tragica notizia dell’uccisione. Greco, che all’epoca dell’omicidio era infermiere professionale a Scorrano e oggi lavora nel presidio ospedaliero “Daniele - Romasi” di Gagliano, è presidente dell’associazione che porta il nome del compianto medico. Assieme all’osservatario “Torre di Belloluogo”, coordinato da Beniamino Piemontese, ogni anno l’associazione organizza un premio in memoria della professionista trucidata durante il servizio. «Gli obiettivi dell’associazione sono sostanzialmente due - spiega Greco - quello di mantenere vivo il ricordo di Maria e quello di lottare affinché non si ripetano più episodi del genere, per fare in modo - rimarca - che il suo sacrificio non sia stato vano».
Nelle parole del vedovo non manca il rammarico per la mancanza di misure di sicurezza. «Dopo il delitto solo la guardia medica di Gagliano venne trasferita al'interno dell’ospedale - ricorda Greco - ma questo è stato possibile solo perché qui esisteva una struttura sanitaria in grado di accoglierla. A dieci anni dall’assassinio non abbiamo visto grandi miglioramenti nella protezione delle guardie mediche salentine».
Una situazione di costante pericolo dunque, che era nota già prima dell’omicidio. «Ricordo che prima della morte di Maria arrivò un documento della Regione Puglia - sostiene Greco - in cui si evidenziavano alcune situazioni di malessere nelle guardie mediche. Un testo in cui venivano portate all’atten - zione alcune emergenze vissute dai medici di guardia che raccontavano gli “assalti” subiti. Se all’epoca fossero stati presi gli opportuni provvedimenti - è il suo rammarico - forse oggi Maria sarebbe ancora qui con noi».
mauro ciardo
Pubblicato il 23/04/2009