Cambiare la prima fila... nota di Luigi Mangia

Luigi Mangia - Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità

CAMBIARE LA PRIMA FILA.

di Luigi Mangia


La sessantaduesima edizione del Festival di Sanremo mette negli occhi degli italiani la “ passerina” con farfalla nera della modella Belen che accende il desiderio. Contro un brutto Fetival della Canzone Italiana , commissariato per le parole spropositate di Celentano, non ci voleva una volgare provocazione, come quella della Belen, per capire la crisi di uno spettacolo che non rappresenta più il Paese perché è cambiato nei rapporti con la cultura. È davvero triste la miseria di un artista quando si deve giustificare con il suo pubblico delle sue mutande. La “passera” con la nera farfalla della Belen colpisce gli occhi, gela le pulsioni ed deraglia la televisione da quel ruolo educativo svolto per anni con la canzone popolare. La televisione si è trasformata, è diventata pubblico. La trasformazione è fondamentalmente etica: lo schermo, inteso come luogo pubblico di cultura, ha una responsabilità sociale ben precisa ed esercita, nel video spazio pubblico, un ruolo incisivo e sempre più formativo che non può essere lasciato alla forza malata del corpo, quando il corpo si separa dalla cultura cioè quando perde dal corpo la persona come dignità come valore sociale. Il Fesival di Sanremo ha perso l’Italia della canzone popolare ed è finito nel pozzo senza luce del desiderio, che rimane solo negli occhi e non ha la grammatica dei sentimenti, non può diventare racconto d’ amore. La “passera” in faccia della Belen non è stata una pagina gradita di cultura un’emozione d’amore ma un’inutile volgarità scarsa di senso civico impiccata a gambe meravigliose. Noi crediamo ad una cultura diversa anche del corpo. Contro l’incultura dei corpi della Rai frutto di ginnastica e chirurgia estetica io rivendico i principi fondativi di un nuovo modello di fare cultura: il fruitore di una struttura, museale teatrale, di un evento culturale deve essere considerato nelle sua accezione più ampia e completa, a favore di un approccio inclusivo che sappia tenere conto delle differenti esigenze fisiche, sensoriali, comunicative, relazionali, intellettive, psichiche, di tutte le persone. Noi crediamo alla cultura che valorizza le differenze e promuove i corpi. Noi preferiamo la cultura che cambia la gerarchia delle file in teatro, che mette in pria fila le carrozzelle dei disabili. Non è un  teatro nuovo, semplicemente un teatro più coraggioso perché non vede nel corpo la paura del diverso, il dolore come angoscia di vita. Il teatro è cultura che si vive come festa di partecipazione; per questo venerdì 17 febbraio allo spettacolo di Fabrizio Saccomanno con la regia di Salvatore Tramacere Iancu, un paese  vuol dire, con traduzione in LIS, abbiamo messo in  prima fila i diversamente abili di S.F.I.D.A. e di Casa Amica di Galatina. Dobbiamo sperare che non sia la festa di un giorno solo ma l’inizio di un nuovo corso per questo cambiare la gerarchia dei posti delle file in teatro vuol dire fare un teatro nuovo un tetro che nel futuro costruisce la partecipazione di tutti alla cultura.

                                                                                                                                      Luigi Mangia - Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità

"Impegno di Civiltà"


Pubblicato il 18/02/2012


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