Uscire dal carcere è ricominciare tutto da zero. Ritornare a vedere il cielo.
Ritrovare sè stessi nel mondo fuori dalle sbarre è un cammino difficile, ma siamo pronti a partire
Nonostante l'autunno inoltrato, sul piazzale del Santuario De Finibus Terrae splende il sole. C'è una brezza leggera, il mare è calmo e sembra quasi stare lì ad aspettarci.
Ma il clima non è sempre questo.
Così come questo lembo di terra, anche la anche la vita dei viaggiatori che oggi vediamo arrivare, zaino in spalla, ha conosciuto numerose burrasche.
I viaggiatori sono un'educatrice, una guida, e sei ragazzi protagonisti di un progetto di cammino formativo: uno strumento di recupero, di reinserimento nella società al termine di un periodo di pena detentiva.
Il loro è stato un cammino lungo ben 900 chilometri, iniziato all'ombra del Colosseo, e articolatosi lungo il percorso della via Appia, atto finale della via Francigena: è il percorso che, secoli fa, antichi pellegrini percorrevano da Canterbury a Santa Maria di Leuca, passando per Roma, prima di imbarcarsi alla volta delle Terre Sante.
Abbiamo incontrato Marco Saverio Loperfido che, insieme all'educatrice di comunità Ilaria d'Apollonio, ha accompagnato i ragazzi di questo progetto, che è diventato un documentario TV di 10 puntate andato in onda su Rai Tre.
Marco, scrittore e guida AIGAE, ci ha raccontato qualcosa di più: "il cammino è uno strumento per cambiare, anzitutto perché il viaggiatore è in una dimensione primordiale, più umana. Quando si cammina insieme siamo tutti dalla stessa condizione: si fatica, si hanno gli stessi bisogni, come quello di riposare o di fare una doccia.
In questa situazione di vulnerabilità, camminare ha fatto scoprire ai ragazzi una determinazione, una forza e un coraggio ad essi stesso sconosciuti.
Camminare in gruppo aiuta a riscoprire una dimensione di socialità. I ragazzi hanno apprezzato tantissimo l'ospitalità, grazie all'accoglienza che hanno ricevuto."
Un letto per dormire, un posto dove poter fare una doccia, una piscina dove potersi rinfrescare dall'arsura lungo la via.
Il tutto senza dover dare nulla in cambio.
Quando c'è qualcuno in cammino, le voci corrono più veloce dei passi, ed è così che lungo la via si trovano tante persone pronte all'accoglienza. Si mette in moto una sorta di solidarietà ancestrale verso il viandante.
Lungo il viaggio, i ragazzi sono stati raggiunti da alcuni giovani partecipanti al Giffoni Film Festival. E a San Marzano di San Giuseppe, a est della provincia tarantina, sono stati accolti dal sindaco e dalla banda comunale.
Naturalmente, lungo il percorso, non sono mancati i momenti complicati, dovuti a qualche incomprensione, a qualche imprevisto, e a tutte le problematiche organizzative collegate allo spostamento di detenuti.
"Questo tipo di progetti - continua Marco - è nato in Francia e Belgio circa quarant'anni fa. Negli anni, il cammino si è rivelato uno strumento di reintroduzione alla vita sociale molto valido: rispetto ad altri progetti di recupero, la percentuale di persone che tornano a delinquere si è rivelata molto più bassa. Del resto, il cammino insegna che non sono ammesse scorciatoie: spesso la vita ci dà la possibilità di prenderne tante, e qualcuno le percorre a discapito di altri. Ma qui non sono ammesse: ci sono solo uno zaino, un paio di scarpe e una strada da percorrere".
Ma perché proprio Leuca, come meta? "Santa Maria di Leuca racchiude tantissimi significati. È il luogo dove la terra finisce, dove non bisogna più camminare. Si finisce circondati dal mare, a sinistra l'Adriatico e a destra lo Ionio. Per i ragazzi, l'idea di arrivare di fronte al mare e di potersi tuffare era come un battesimo ideale. Un battesimo per una nuova vita".
Ringraziamo Marco per la sua disponibilità, e l'associazione Acqua di Porano (TR) per aver organizzato questo incontro. Le immagini sono tratte dalla loro pagina Facebook.
Boez - Andiamo via è stato diretto da Roberta Cortella e Marco Leopardi, ed è disponibile su Rai Play
Pubblicato il 10/11/2021
