Al Teatro Koreja arriva FORTY!
36 ore ininterrotte per festeggiare 40 anni di vita e resistenza culturale
23-24 maggio 2025
Cantieri Teatrali Koreja – Lecce
Koreja festeggia i suoi primi 40 anni con FORTY! un appuntamento speciale che si terrà dalle ore 12 di venerdì 23 maggio, alla mezzanotte di sabato 24 presso la storica sede di via Guido Dorso a Lecce: 36 ore ininterrotte per festeggiare con il pubblico, non solo il passare degli anni, ma la tenacia di una comunità che ha saputo costruire e resistere. Quarant’anni di lavoro, di passioni condivise, di storie raccontate…e un teatro che non ha mai smesso di interrogarsi, di cercare e di essere vivo.
Per celebrare questo importante traguardo, Koreja ha organizzato una vera e propria “maratona culturale†di due giorni: 20 appuntamenti totali, tra pranzi condivisi con gli spettatori, tavole rotonde, spettacoli, laboratori, appuntamenti musicali e installazioni
Nato nel 1985 ad Aradeo, paese in provincia di Lecce, Koreja ha attraversato generazioni e confini, diventando un punto di riferimento nel panorama teatrale nazionale e internazionale, grazie alla visione del suo fondatore e direttore artistico Salvatore Tramacere e a un gruppo di professionisti che ha condiviso e concretizzato il suo progetto, trasformandolo in sogno collettivo.
“Un teatro che vive e resiste da oltre quarant’anni è, prima di tutto, un archivio vivente di esperienze, linguaggi e battaglie culturali. La memoria non è solo un ricordo del passato, ma una materia attiva, che plasma il presente e guida il futuro. Per Koreja, infatti, custodire la memoria significa interrogarsi continuamente su cosa salvare, cosa trasformare, cosa superare. La sua forza è sempre stata nella capacità di evolvere senza rinnegarsi, di rimanere fedele a un’urgenza originaria pur aprendosi a nuove domande. È un equilibrio fragile e potente: tra la certezza di ciò che è stato e il rischio di ogni nuova invenzione. Resistere, per Koreja, non è stata solo questione di sopravvivenza economica: è stato ed è un atto quotidiano di affermazione poetica e politica. In un mondo in cui l’arte è spesso marginalizzata, Koreja ha sempre scelto la complessità , il dubbio e la sperimentazione e si trova spesso a nuotare controcorrente. Eppure, proprio in questa ostinazione risiede la sua forza. Resistere significa continuare a credere in uno spazio necessario, dove si può ancora pensare, sentire, disobbedire.
Significa attraversare crisi sociali, identitarie, politiche o sanitarie e trasformarle in nuovo linguaggio, in incontro, in rito collettivo. È una forma di lotta silenziosa e tenace, che si nutre della fedeltà a un’idea di cultura come bene comune. In tutti questi anni abbiamo raccontato che la bellezza può essere militante.
Ogni spettacolo, ogni laboratorio, ogni voce o testimonianza che passa da qui, lascia un’impronta, un frammento di identità che si sedimenta e si rinnova. Per questo Koreja non è mai stato solo un luogo di spettacolo: è un organismo vivo che dialoga con il proprio territorio, lo attraversa, lo ascolta, lo interroga.
Costruire comunità , per noi, ha sempre significato andare oltre la scena e trasformarla in punto di riferimento, rifugio, laboratorio di senso. È nei margini che Koreja ha piantato le sue radici. Lo ha fatto e ancora oggi lo fa non per ‘portare cultura’ ma per co-crearla, insieme alle persone, con le loro storie, le loro contraddizioni, i loro desideri. Il rapporto con il territorio non è mai solo geografico, ma profondamente umano e politico. In tutti questi anni siamo stati testimoni e, nel nostro piccolo, protagonisti delle trasformazioni della città . Ne conserviamo le cicatrici e le rinascite. Per Koreja il linguaggio non è mai dato per scontato. È materia viva, da disfare e reinventare ogni volta. La parola, il corpo, la musica, il suono, la luce, il silenzio: tutto può farsi voce, narrazione, conflitto. Sperimentare significa mettersi costantemente in discussione, rifiutare l'abitudine e la ripetizione, cercare forme che rispecchino la complessità del presente. Quello del teatro e il nostro in particolare, è un lavoro di ‘scavo’ che abita l’errore e accoglie l’incompiuto. I linguaggi si contaminano, si aprono al nuovo senza mai perdere il contatto con l’urgenza espressiva che li muove. In questa continua mutazione, non solo nella struttura e nelle mura dei Cantieri, Koreja è sempre in costruzione. E in tutti questi anni Koreja è stata anche una scuola invisibile: abbiamo sempre pensato che educare non significhi insegnare a ‘recitare’ ma accompagnare i giovani e gli adulti che si avvicinano al teatro, in un processo di scoperta. Un atto di fiducia e di cura, che si compie durante gli spettacoli, durante le prove, nei laboratori, negli spazi di creazione condivisa. Chi ha più esperienza offre strumenti e riceve, in cambio, sguardi nuovi; chi si avvicina per la prima volta porta domande che smuovono anche chi credeva di sapere. In questa relazione viva, si forma una comunità di artisti, spettatori e cittadini. Il teatro diventa allora uno spazio educativo profondo, dove si impara a stare al mondo.
Koreja è spesso una creatura doppia: profondamente radicata nel proprio territorio, ma costantemente aperta al mondo. Non c’è contraddizione tra locale e globale, se la vocazione è quella di ascoltare e raccontare l’umano. L’internazionalità non è una vetrina, ma un’occasione di scambio vivo che porta nuove domande, visioni altre. Allo stesso tempo, il legame con il proprio luogo resta imprescindibile: è la terra da cui si parte e a cui si torna, per nutrire e farsi nutrire. Essere radicati significa conoscere la propria storia, le fragilità del proprio contesto, le urgenze dei propri spettatori.
Ma il teatro, per sua natura, è unico. Non si può replicare davvero. Ma è proprio in questa unicità che risiede la sua forza. Koreja vive in questa tensione feconda. Ogni volta che si accende una luce in sala, che un attore entra in scena, che uno spettatore trattiene il respiro, che un bambino si emoziona, il teatro compie un atto potente. In un tempo dominato dalla velocità , dalla virtualità , dal rumore, Koreja resiste come spazio fisico, reale. Un luogo in cui ci si guarda negli occhi, si abita l’attesa, si condividono emozioni. Questa è la sua potenza: non serve a nulla, ma è essenzialeâ€.
Il programma completo su: https://www.teatrokoreja.it/spettacolo/forty/
Pubblicato il 21/05/2025