Cannole - LE - Italieni:la fabbrica dei nuovi italiani

Sabato 26 giugno - ore 19,30


Arriva nel paese salentino di Cannole (Le) sabato 26 giugno - h 19.30 incontro "Italieni: la fabbrica dei nuovi italiani" con Maksim Cristan, Mauro Marino e Luigi De Luca, h 21.30 spettacolo "Lontano da casa ogni posto è la tua casa" - la prima pugliese del nuovo spettacolo di Maksim Cristan. Dopo il grandissimo successo del libro edito da Feltrinelli "Fanculopensiero" e la continua esperienza di scrittura per l'"Internazionale", lo scrittore e cantautore che vive tra Pola, Milano, Lecce e Berlino presenterà un lavoro ispirato dalla bellezza delle parole dei maestri di quella letteratura contemporanea italiana espressione di una coscienza culturale fondata sull?umanità, responsabilità sociale

 


ITALIENI: la fabbrica dei nuovi italiani

ITALIENI è il nome della rubrica che da anni Maksim Cristan tiene sull’Internazionale, settimanale che pubblica in italiano una selezione di articoli comparsi sulla stampa straniera. Abbiamo scelto questo nome per l’incontro che si terrà nel piccolo comune salentino di Cannole (Lecce), un paese che da anni festeggia la figura dell’emigrante nell’omonima festa estiva e che quest’anno ha deciso di dedicare un momento di riflessione importante ad anticipare la festa annuale. Un paese con uno sguardo attento alle problematiche della solidarietà e dell’integrazione. Un paese che, attraverso gli occhi dello scrittore e attore di origini croate Maksim Cristan, del dott. Luigi De Luca autore del libro “La fabbrica del mondo”, che affronta il legame tra la cultura e i suoi luoghi, tra il fare mondi e interpretare gli stessi, e il giornalista e scrittore Mauro Marino, intende ridisegnare il concetto di immigrazione. Un nuovo sguardo su di un vecchio concetto. Oggi la parola “immigrazione”, con la quale si intende il trasferimento di gruppi di persone in un paese diverso da quello di origine, non è più sufficiente a descrivere un fenomeno complesso e sfaccettato che non si nutre più solo della necessità di soddisfare quei bisogni primari che spingono l’individuo ad abbandonare la propria terra per cercare di radicarsi in un’altra. “Esule culturale” è colui che viene spinto fuori dal luogo natio, in esilio, a causa di una mancanza di cultura della cultura. Artisti, scrittori, musicisti costretti ad allontanarsi da un paese in cui la cultura non è assolutamente presa nella debita cura.
Giovanni Cellie, 22 anni, è nato a Milano e suona il pianoforte da quando aveva tre anni. A quindici anni ha cominciato anche a studiare chitarra moderna, armonia e solfeggio all’accademia Nam di Milano. Oggi è un compositore e un produttore musicale. All’inizio del 2009 anche lui si è trasferito a Berlino e racconta a Maksim Cristan nell’articolo apparso sull’Internazionale dell’11 giugno scorso: “Una delle cose che ti colpisce subito a Berlino sono tutti quegli artisti che sembrano felici di aver finalmente trovato altre persone che li capiscono”.“Quando vivi all’estero si accentua lo spirito d’identità con il tuo paese d’origine. Ma poi quando lo osservi da lontano stenti a riconoscerlo”. *
“Caro Presidente della Repubblica sono una cittadina di questo paese, mi chiamo Igiaba Scego, classe ‘74 e volevo informarla che mi sto arrendendo. Tempo fa Lei ha rincuorato i precari, i disoccupati, i ricercatori senza affiliazione a non gettare la spugna. Ci ha detto «Coraggio non vi arrendete. Non uscite dall’Italia». Purtroppo Signor Presidente io mi sto arrendendo. Faccio parte, e non è una vuota statistica, di una generazione a cui sono state tarpate le ali. Sono una precaria della cultura. Sto diventando una precaria della vita» scrive il 30 aprile su l’Unità la scrittrice Igiaba Scego in una lettera a Napoletano.** Nel film di Daniele Luchetti, per cui l’attore italiano Elio Germano ha vinto il Nastro d`Argento come migliore attore all’ultimo Festival di Cannes, un manovale di origine orientale, offeso, ricorda al suo datore di lavoro, romano, di essere laureato nel suo paese…
L’Italia oggi crea e accoglie esuli culturali. Chi deve lasciare questo paese perché non vede riconosciuto il valore del proprio lavoro e chi decide invece di venirci in virtù della sua fama di culla della cultura. Ecco che l’attore-scrittore croato ci spiega di cosa si nutra il fascino che la nostra terra esercita sugli uomini di cultura di tutto il mondo. Ed è nelle parole di Pierpaolo Pisolini, di Giorgio Gaber, di Stefano Benni la risposta a questa domanda. Con il suo nuovo lavoro Maksim Cristan vuole riproporre al pubblico italiano e, nello stesso tempo, far conoscere al pubblico degli immigrati, in una stagione difficile e travagliata per entrambi (vedi: crisi economica, crescente sentimento razzista), alcuni dei migliori maestri della parola contemporanea italiana. Per ricordare agli stessi italiani come questi contenuti, scelti in base alla loro bellezza lungimirante, siano figli di una coscienza culturale fondata sull’umanità, responsabilità sociale e politica. Per fare dell’arte della parola un ponte  per la comprensione tra i popoli. E’ così che “Lontano da casa ogni posto è casa tua.”
Significativo che la scelta dei testi e l’interpretazione dei pensatori italiani, sia compiuta da uno scrittore immigrato. “L’immigrazione è un enorme fiume di uomini e donne che si muove secondo la “legge dei vasi comunicanti”.

Promo dello spettacolo http://www.salentoweb.tv/video/1316/concerto-letterario-lontano-casa-ogni-posto-tua-casa

Intervista a Maksim Cristan su Salentoweb Tv http://www.salentoweb.tv/video/1315/maksim-cristan-suoi-sconcerti-poetico-letterari

Esuli culturali, il blog dell’Internazionale http://www.internazionale.it/home/?cat=376


BIO
MAKSIM CRISTAN, scrittore e cantautore, immigrato in Italia nel 2001, e fino a 2006 ha vissuto come clandestino e scrittore di strada. Vive a Pola, Zagabria, Milano, Lecce, Bari e Berlino. Ga pubblicato il romanzo “Fanculopensiero”, Feltrinelli, 2007. Scrive per il settimanale “Internazionale” di Roma, nella rubrica “Italiani”. Compone e interpreta in giro per l’Italia i reading poetici a sfondo sociale, in collaborazione con vari artisti italiani.
LUIGI DE LUCA si è laureato presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi in semiologia dello spettacolo ed ha iniziato la sua carriera professionale come organizzatore teatrale per il Teatro Pubblico Pugliese di cui, successivamente, ha ricoperto la carica di membro del consiglio di amministrazione fino al 2006.
È stato responsabile dell’ufficio cultura  e dirigente del servizio politiche giovanili, integrazione e pace della Provincia di Lecce.
Dal 2000, è  direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee per il quale ha curato diversi progetti di cooperazione culturale oltre alla rassegna di arte, musica, cinema, teatro, letteratura, Salento Negroamaro, dedicata alle culture migranti.
É anche vice presidente della Fondazione Apulia Film Commission e componente della Consulta Territoriale per le Attività Cinematografiche. Ha rivestito per lunghi anni l’incarico di assessore alla cultura e sindaco del comune di Cursi, in provincia di Lecce dove tutt’ora vive.
MAURO MARINO

**Precario e migrante: «Sapete che vi dico? Io scappo in Puglia»
di Cristan Maksimtutti gli articoli dell'autore
Caro Presidente della Repubblica sono una cittadina di questo paese, mi chiamo Igiaba Scego, classe ‘74 e volevo informarla che mi sto arrendendo. Tempo fa Lei ha rincuorato i precari, i disoccupati, i ricercatori senza affiliazione a non gettare la spugna. Ci ha detto «Coraggio non vi arrendete. Non uscite dall’Italia». Purtroppo Signor Presidente io mi sto arrendendo. Faccio parte, e non è una vuota statistica, di una generazione a cui sono state tarpate le ali. Sono una precaria della cultura. Sto diventando una precaria della vita». Il 30 aprile su l’Unità la scrittrice Igiaba Scego ha scritto una lettera a Napolitano. Il presidente l’ha ricevuta pochi giorni dopo al Quirinale. Ne è seguito un lungo e appassionante dibattito. Quella che segue è il messaggio che lo scrittore croato Maksim Cristan ha inviato a Igiaba.

Tutti noi intellettuali precari, immigrati e non, abbiamo letto con molta attenzione la lettera aperta della nostra collega Igiaba Scego al Presidente Napolitano, dove gli chiede aiuto per tutti. Il presidente è buono e ha invitato Igiaba ad incontrarlo. Lei gli ha detto: Faccia il garante per noi affinché questo tema (che poi sono due: 1. Immigrazione e 2. fuga dei cervelli) non esca dall’agenda politica. Personalmente ho conosciuto molti esuli culturali a Berlino, arrivati lì perché dopo aver perso la fiducia nel futuro in Italia. Ho conosciuto anche alcuni giovani bresciani, che quando nella loro città il sindaco offriva 500 euro per ogni immigrato regolare che decideva di tornare nel suo paese, dissero: magari dessero anche noi 500 euro per andarcene. Igiaba, mi chiedo come diavolo ti è venuto in mente di importunare il Presidente. Se volevi davvero risolvere qualcosa, avresti dovuto scrivere, appunto, al Presidente del Governo. Hai già dimenticato come Egli accolse a braccia aperte la richiesta di quella ragazza, che quando lamentò la propria precarietà, il Premier le disse: «Signorina, lei è carina, sposi uno dei miei figli e ha risolto tutti i problemi». E tu, Igi, sei certamente ancor più carina di quella ragazza.
Ah già, dimenticavo che, tu, anche se italiana, sei nera come il carbone e visto che il premier non vuole un’Italia multietnica, probabilmente non ti vorrebbe a tavola in famiglia e magari finirebbe per proporti a uno dei figli del suo amico colonnello Ghedaffi. È un casino Igi, lo ammetto, e anche se io ti voglio tanto bene, non posso nemmeno dirti sposa me! Dato che sono messo peggio di te. Che fare? Se il signor Vitor fosse ancora vivo, conoscendolo, probabilmente ci direbbe: «Ma andatevene tutti fuori dai coglioni in Puglia a pretendere una vita dignitosa per i vostri scarabocchi e i vostri volontarismi per le razze inferiori! Che lì il governatore comunista costruisce gli alberghi gratuiti pure per gli immigrati braccianti!» Però, ridendo scherzando, potrebbe essere un’idea per noi Igi. E anche se la politica di Nichi al resto d’Italia sembra Marte, per ora sempre l’Italia è. Che fai, vieni anche tu?
1 febbraio 2010
*Da Milano a Berlino
Maksim Cristan è uno scrittore croato nato nel 1966. È arrivato in Italia nel 2001. Questa è la quarta e ultima puntata della sua serie Esuli culturali.
 
Mentre i politici italiani innalzano dei muri a sud, cercando di conservare a tutti i costi la struttura demografica del presente, il futuro scappa da nord, oltre le macerie dei vecchi muri.
Giovanni Cellie, 22 anni, è nato a Milano e suona il pianoforte da quando aveva tre anni. A quindici anni ha cominciato anche a studiare chitarra moderna, armonia e solfeggio all’accademia Nam di Milano. Oggi è un compositore e un produttore musicale. All’inizio del 2009 anche lui si è trasferito a Berlino.
“La musica è sempre stata una passione e una materia di studio per me. Ma a Milano, se ti chiedono cosa fai nella vita e rispondi ‘faccio musica’, ribattono: ‘No, intendo che lavoro fai’. La domanda successiva è: ‘Ma ci paghi l’affitto?’. Se entri in un ristorante qualsiasi a mangiare, la cameriera può essere una violinista diplomata. In Italia vivere dignitosamente da musicista non è considerata un’aspirazione seria”. Giovanni ha capito quasi subito che le case discografiche impongono ai musicisti degli standard da seguire se vogliono vendere. Chi non si adatta è fuori.
300 euro in tasca
Un giorno un suo collega, che si era trasferito poco prima, gli ha parlato di Berlino. Giovanni ha deciso in pochi giorni di partire. “Non sapevo praticamente nulla di Berlino, di com’era la vita, l’ambiente, la musica, ma restare in Italia non aveva senso”. Aveva in tasca 300 euro e un contatto per un posto dove dormire.
“L’inizio è stato tragico”, racconta. “Quando sono arrivato in aeroporto ho perso la borsa con il computer, i miei lavori e tutti i dati, così non ho potuto contattare nessuno e la prima notte ho dormito sotto un ponte. Faceva un freddo cane”. Nel giro di due mesi, però, Giovanni si è procurato una stanza-studio, con l’attrezzatura di cui aveva bisogno per fare il suo lavoro e non ha mai dovuto cercare un’altra occupazione.
“Una delle cose che ti colpisce subito a Berlino sono tutti quegli artisti che sembrano felici di aver finalmente trovato altre persone che li capiscono”. Giovanni pensa all’Italia con dispiacere. “Quando vivi all’estero si accentua lo spirito d’identità con il tuo paese d’origine. Ma poi quando lo osservi da lontano stenti a riconoscerlo”. Maksim Cristan
11 giugno 2010
Siamo tutti stranieri
Igiaba Scego è una scrittrice di origine somala. È nata nel 1974 a Roma, dove vive.
 
Il 14 giugno 2010 Radio Tre aprirà le sue porte al mondo. Quel giorno tutti i programmi, da Fahrenheit alle rassegne stampa del mattino, saranno condotti da persone di origine non italiana. Ai microfoni si alterneranno il giornalista di Libération Eric Jozsef, la cantante uruguaiana Ana Karina Rossi, lo scrittore romeno Mihai Mircea Butcovan, il brasiliano Antonio Alves dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, la scrittrice italiana di origine egiziano-congolese Ingy Mubiayi Kakese e altri ancora.
L’iniziativa si chiama “Tutti stranieri” ma, come sottolinea il direttore di Radio Tre Marino Sinibaldi, “non è la festa dello straniero. Non vogliamo creare un ghetto. Anzi, vogliamo che la radio, che ospita abitualmente voci da tutto il mondo, si apra ancora di più a linguaggi diversi e si lasci trasformare. L’abbiamo fatto con la poesia e lo faremo con il mondo del volontariato. Diamo le chiavi della nostra radio a questi linguaggi e per un giorno ci lasciamo gestire”.
Marino Sinibaldi è nel suo studio al quarto piano di via Asiago, dove sta mettendo a punto con i suoi collaboratori la giornata del 14 giugno. “Abbiamo voluto dare un nostro contributo all’idea di una società democratica, multiculturale e aperta”, continua. “Oggi lo straniero è come demonizzato dai mezzi d’informazione. Inoltre le dinamiche di relazione, penso soprattutto a quelle nel mondo del lavoro, stanno pericolosamente prendendo la direzione di una schiavizzazione coatta. Con la nostra giornata abbiamo voluto dare un’immagine reale di quello che c’è dietro ai cosiddetti stranieri. Dietro ci sono l’esule, l’intellettuale, il migrante lavorativo, il rifugiato politico ma anche i figli di migranti nati in Italia e che purtroppo sono considerati stranieri nel loro paese. Dietro questa parola c’è una varietà di persone e non la piattezza di chi vede solo il criminale o l’affamato”. Igiaba Scego

 

 

 

 


Pubblicato il 25/06/2010


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