Veleni industriali nel basso Salento: monta l'incubo diossina
fonte: quotidianodipuglia
Salento - «Ripetere le analisi nei quattro pozzi in contrada Matine e poi anche in quelli di una zona più vasta. Se l’Arpa confermerà la presenza di diossina, anche al di sotto dei valori soglia, si dovranno fare analisi sugli animali». Perché nonostante la diossina presente nelle acque di falda profonda del sud Salento, fra Alessano, Tricase e Tiggiano, sembra essere appena inferiore al limite consentito per legge, «è importante e dovrebbe preoccupare». A dirlo è il professore Francesco Fanizzi, docente di Chimica degli elementi dell’Università salentina e componente della Commissione istituita dalla Regione su un’altra emergenza discariche, quella in contrada Martucci, nel barese. Oggi, intanto, proseguono gli scavi dei carabinieri del Noe a Patù.
Che la diossina sia nell’acqua profonda, quella che scorre a 120 metri di profondità sotto i nostri piedi, al Capo di Leuca, è stato confermato da due analisi successive, effettuate da un centro studi privati al quale si è affidato il Comune di Tiggiano. Il primo referto ha creato l’allarme: concentrazioni elevate di diossina nell’acqua. Poi, al tavolo tecnico in Provincia, davanti a sindaci, Asl e Arpa, il centro studi ha presentato un secondo referto, quello definitivo, che stabiliva che la diossina c’è, ma è appena al di sotto dei valori tollerabili per legge.
Sarà l’Arpa, ora, a fare chiarezza, a ripetere i prelievi e inviare i campioni dei quattro pozzi fuori regione per le analisi. Nel frattempo, il gorgo di dati e allarmi confonde i cittadini, senza fugare la preoccupazione e le ruspe di Procura e Guardia di finanza continuano a restituire alla luce del sole tonnellate di rifiuti pericolosi, scarti della lavorazione delle pelli degli opifici calzaturieri della zona, rifiuti ospedalieri ficcati nel terreno come un bisturi nel corpo di un malato: il Salento.
Pubblicato il 15/04/2014