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14.335 voti su 17.418 pari al 83,6 %
Lecce, le primarie del centrodestra
Vince Perrone: 83,6%, 14.335 voti
Affluenza record: 17.418
LECCE - Sonante nelle proporzioni sui diretti contendenti, appagante nel duello a distanza col centrosinistra, sorprendente nell’affluenza. Paolo Perrone sarà il candidato sindaco del centrodestra alle Comunali di Lecce. L’affermazione alle primarie su Paolo Pagliaro e Gigi Rizzo è cristallina.
Un trionfo che infila quel filotto che alla vigilia forse in pochi immaginavano: 83,6% di consensi, 14.335 preferenze, affluenze record alle urne a quota 17.418. Insomma, e traducendo le cifre in sostanza politica: una percentuale plebiscitaria, un pacchetto di voti superiore a quelli raccolti il 22 gennaio da Loredana Capone (3.743 alle consultazioni di centrosinistra), un’affluenza monstre, e infine un fronte d’alleanza sul punto d’allargarsi anche a Io Sud e Fli. Proprio la consistente partecipazione all’inedito (per il centrodestra) delle primarie solca una cesura netta: il dato leccese tritura l’esempio più fresco (le primarie Pdl di Frosinone hanno spremuto solo 2.700 voti, anche se la cittadina laziale ha la metà degli abitanti di Lecce), e mette in riga buona parte delle consultazioni celebrate fin qui dal centrosinistra.
Perrone - spalleggiato da tutto (o quasi) il Pdl, alfiere dell’area Fitto - ha regolato senza troppi patemi i suoi due avversari. Paolo Pagliaro, editore radiotelevisivo sostenuto da un cartello di liste civiche (Apl), s’è fermato al 14% (2.401 voti). È stato lui il primo detonatore delle primarie, prendendo in parola - da debuttante della politica - la disponibilità a consultazioni di coalizione già messa sul piatto dal sindaco uscente. Gigi Rizzo, consigliere comunale di area Giovanardi aggregatosi alla disfida solo in un momento successivo, ha raccolto il 2,4% (403 preferenze). Il timore del flop aleggiava però pesante nel centrodestra, non fosse altro perché le primarie per la coalizione sono un terreno mai frequentato. E per questo la quota d’affluenza minima da agguantare era stata fissata prudentemente a 7.800 circa, in linea con la partecipazione alle primarie leccesi di centrosinistra. La valanga di schede che ha invaso l’hotel Tiziano va allora oltre le più rosee aspettative e oltre qualsiasi remora o perplessità. Di certo, il risultato in termini di partecipazione va ascritto un po’ a tutti: alla ritrovata capacità di mobilitazione del partito, evidentemente anche all’appeal dei candidati, e infine alla presa sulla società civile assetata di spazi di confronto. Quanto e se abbiano inciso sul successo delle primarie elettori non letteralmente di centrodestra (magari di Io Sud e Udc), è circostanza difficile da stabilire. Ma in definitiva dal capoluogo salentino parte un inequivocabile segnale, lanciato dalla base di centrodestra e dall’intero elettorato (in sostanza ieri ha votato quasi il 21% degli aventi teoricamente diritto) alla massima nomenclatura Pdl e alle segrete stanze della politica.
Il successo di Perrone pone adesso con forza il tema delle alleanze. Raffaele Fitto, il dominus del partito, lavora di cesello e trattative con Fli, Io Sud (il movimento di Adriana Poli Bortone, temuta duellante di Fitto ormai in odor di riappacificazione) e Udc. In ordine di probabilità: il matrimonio è quasi sancito con Fli, è in corso di definizione con la senatrice, è arduo - ma non impossibile - con il partito centrista, che comunque dialoga col Pd. Un complessivo capitolo che sarà aperto già oggi, e che le parole di Fitto e della stessa senatrice arricchiscono di novità imminenti, con la ricomposizione per certi versi inattesa dell’album di famiglia del centrodestra. Spiega Gerardo Filippo, segretario provinciale Io Sud: le primarie testimoniano «l’indicazione verso una sostanziale unità di tutta l’area moderata, che resta la condizione essenziale per il successo elettorale».
In sottofondo c’è, immancabile, la faida tra Raffaele Fitto e Alfredo Mantovano: divisi su tutto, i due maggiorenti, ma almeno nel sostegno unitario a Perrone non hanno sfoggiato crepe apparenti. E senza dubbio Fitto, che ha già fatto il pieno ai congressi provinciali del partito, con il rito delle primarie ha ora blindato il “suo” candidato. Sul quale, va detto, pendeva alla vigilia il veto di Udc e Io Sud, che avrebbero voluto un nome di discontinuità come sarebbe stato Pagliaro. Veto che la Poli sta ormai facendo crollare. A proposito di Poli Bortone, poi: la rinnovata intesa scioglierà magari un po’ di gelo tra Fitto e Mantovano, visto che quest’ultimo corteggia la senatrice da tempo.
Di certo, e al di là dell’incoronazione di Perrone, la lezione leccese può suonare, chissà, anche come monito ed esempio su scala nazionale. Perché s’è sottoposto a consultazioni interne un sindaco uscente, perché il precedente dell’affluenza sarà autorevole, perché Pdl e coalizione hanno così la percezione d’uscirne rafforzati. Ora sarà battaglia vera con Loredana Capone. Non prima però, da una parte e dall’altra, di aver composto e puntellato definitivamente le rispettive coalizioni.
fonte: nuovoquotidianodipuglia a firma di Francesco G. GIOFFREDI