La Puglia passa al digitale terrestre

Entro il 5 giugno sarà spento il segnale analogico

La Puglia passa al digitale terrestre

Il vecchio segnale analogico verrà «spento»
In tutta la regione entro il 5 giugno

 

Salento - Il big bang televisivo sta per scoccare in tutta la Puglia. Dal prossimo venerdì e fino al 5 giugno verrà eseguito in tutta la regione il cosiddetto switch-off (dall’inglese «spegnimento»): saranno spenti tutti i vecchi canali analogici e verranno accesi solo quelli digitali, a scaglioni, nei 258 Comuni pugliesi. E’ il nuovo grande passaggio al pluralismo dell’informazione e dell’offerta televisiva che interesserà 4 milioni di persone. Un percorso, però, con luci ed ombre: a causa dei massicci investimenti sulle nuove tecnologie e della penuria di frequenze vi sarà un’inevitabile selezione del mercato. Si calcola che almeno un terzo della popolazione pugliese non sa ancora di cosa si stia parlando e arriverà all’appuntamento completamente impreparata.

Per questa ragione, ieri, il Consiglio regionale della Puglia, con il presidente Onofrio Introna, e il Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni), con il presidente Felice Blasi, hanno voluto focalizzare l’attenzione su questo evento, salutato come una «grande occasione di democrazia che porterà ad una positiva sprovincializzazione dell’offerta televisiva». La nuova tv digitale avrà tanti nuovi canali digitali, ma anche l’alta definizione, le pay-tv e le innovative funzioni interattive. Per agevolare la transizione, la Regione ha stipulato protocolli d’intesa con associazioni di categoria e di consumatori, cosicchè «già dal prossimo fine settimana - ha spiegato Blasi - opereranno 15 punti informativi nei centri commerciali e l’associazione dei consumatori con i propri 140 sportelli regionali assicurerà assistenza». Senza contare il contributo dei volontari della Protezione civile e il numero verde: 800.022.000 già attivo. Saranno anche distribuiti 300mila opuscoli e trasmessi spot televisivi nel circuito dell’emittenza locale. Raggiunto anche un accordo con l’associazione di categoria degli antennisti per un tariffario standard. Vi potranno essere molti disturbi inizialmente nei collegamenti e sarà necessario sintonizzare più volte il decoder, ha spiegato Blasi. «Le emittenti pugliesi - ha osservato Introna - sono un altissimo presidio democratico che garantisce una pluralità di informazione. E noi siamo schierati a difesa del personale occupato, perché l’innovazione non può tradursi in un deficit occupazionale, ma deve creare nuove prospettive per un lavoro qualificato al servizio di una comunità più libera e informata».

Per aiutare, pertanto, le tv a cogliere questa opportunità la Regione ha messo a bando, già negli scorsi mesi, dieci milioni di euro che le emittenti locali hanno utilizzato solo per metà: a garanzia dell’investimento, infatti, la Regione chiedeva innovazione tecnologica e rispetto dei contratti di lavoro. E’ evidente che questa trasformazione privilegia le grandi emittenti che hanno capitali da investire e porta ad una razionalizzazione delle più piccole che sono state obbligate a consorziarsi per sostenere gli impegni economici. In Puglia, la parte del leone l’ha fatta Telenorba che ha richiesto 6 frequenze sulle 18 disponibili, per la gran parte occupate da Rai, Mediaset, Sky e La7. Alle 40 tv locali - è stato rilevato ieri - non sono rimaste che 6 frequenze da occupare. Preoccupato per il futuro dei giornalisti il presidente di Assostampa, Raffaele Lorusso: «Non tutte le emittenti, per dimensioni, hanno partecipato al bando regionale. Il problema sta venendo fuori soprattutto per quelle imprese editoriali che hanno vissuto quasi esclusivamente di contributi pubblici e che non hanno capitalizzato, né patrimonializzato». In questo caos, «ci sono editori che da mesi non pagano gli stipendi ed esercitano pressioni occulte sui propri dipendenti a ridursi gli stipendi, con un rifiuto categorico di sedersi al tavolo con il sindacato», aggiunge Lorusso. Telenorba è vero che ha fatto da asso pigliatutto, «ma è l’unica tv che ha investito 12 milioni di euro in nuove tecnologie, non solo digitali, perché c’è un imprenditore che ci crede davvero. Altri sono imprenditori solo grazie al contributo pubblico».

Fonte: corrieredelmezzogiorno a firma Lorena Saracino

 


Pubblicato il 13/05/2012


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