Conoscere il Salento giocando:vince chi per primo arriva a S. Maria di Leuca

Conoscere il Salento giocando: l'oca diviene scazzamurieddhu

 

di Cosimo Giannuzzi



Gioca Salento” èstato pubblicato(come strenna natalizia del 2011)  dalla Casa Editrice Martano per conto del mensile salentino “Qui Salento”. Il gioco, affine al classico Gioco dell’oca, merita una riflessione, anzi, meglio, una recensione, alla stessa guisa di un libro. Il gioco sviluppa un percorso che esplora e  racconta un ambiente culturale e sociale attraverso le caratteristiche salienti delle  località salentine che si incontrano lungo il cammino.

Prima di illustrare questo gioco vogliamo rievocare, sia pure per sommi capi, le origini e  alcuni aspetti del Gioco dell’oca.

Il Gioco dell’oca è fra i giochi di società, e particolarmente “da tavolo”, quello che può vantare origini mitiche, esoteriche e una cospicua documentazione storica. La sua nascita viene da gran parte degli storici collocata a Firenze nel periodo dei Medici sotto Francesco I o del fratello Ferdinando I. La sua invenzione, però, è leggendaria. E’ attribuibita a Palamede, l’eroe greco che creò il gioco per consentire ai soldati che assediavano Troia di non annoiarsi in attesa dell’invasione della città.

Non si spiegherebbe tuttavia tale longevità se la sua origine non fosse messa a confronto con uno fra i più enigmatici reperti archeologici che la civiltà cretese ci ha dato fin dal II millennio a.C.: il disco di Festos. Questo disco in argilla ha impresse  numerose figure disposte a spirale in senso orario e con una direzione centripeta. Anche il gioco dell’oca è un percorso spiraliforme costituito da una serie di caselle numerate che generalmente  hanno un senso orario e una direzione centripeta. Le similitudini non sono però soltanto di tipo formale. Le interpretazioni che sono state date alle figure del disco  hanno indotto molti studiosi a crederle dei pittogrammi di una scrittura che attende d’essere decifrata. A tutt’oggi non può essere escluso di ritenere il disco un gioco da tavoliere. E’ invece certamente un gioco da tavoliere un altro reperto archeologico, anzi  un cospicuo numero di reperti archeologici della civiltà egizia risalenti al 3000 a.C. E’ denominato Mehen (serpente arrotolato) il tavoliere che presenta un percorso  a forma di spirale costituita da numerose sezioni che richiamano le case del gioco dell’oca.

Forse queste testimonianze culturali sono rappresentazioni di un pensiero primordiale presenti in ogni tempo e in ogni luogo, prototipi per la costruzione del gioco dell’oca. Questo gioco racchiude nel suo percorso una aggregazione di simboli, a partire dalla spirale che configura il percorso. E’ questa la forma più semplice del labirinto, luogo dove è facile smarrirsi ma che quando ci si ritrova si è consapevoli della propria identità. All’interno della spirale si incontrano case favorevoli, sfavorevoli o neutre  ognuna delle quali rimanda ad aspetti e momenti iniziatici. Domina ogni momento del percorso l’oca che aiuta nelle traversie che nel corso dell’esistenza un individuo deve affrontare. Il gioco dell’oca è,  in definitiva,  costruito come rappresentazione di un percorso iniziatico o di un viaggio nel cammino della vita e chi vi si accosta sa che il vero protagonista della sua vittoria o della sua sconfitta sarà il caso o il destino perché le soste, gli arretramenti e gli avanzamenti sono determinati dal responso dei dadi.

Oggi, nell’epoca dell’informatica, il gioco dell’oca esercita ancora il suo fascino. La  variante più recente è “GiocaSalento”. Esso consta di 90 caselle che richiamano aspetti particolari e curiosità di alcuni paesi del Salento. La disposizione delle caselle si attiene al gioco dell’oca classico (a 63 caselle) dove la successione  numerica ha una logica intrinseca. I cambiamenti significativi riguardano l’oca, sostituita dal Laurieddhu (figura fantastica della tradizione popolare salentina, a Maglie conosciuta come Scazzamurieddhu).  Ogni località è delineata da un elemento attinto dalla tradizione popolare di quel luogo che la rende nota o singolare in tutto il Salento. Questo aspetto, raccontato in rima, rende gradevole entrare in contatto non solo  con la località  ma con il responso sotteso a  quello stadio del percorso. A titolo esemplificativo riportiamo i versi riguardanti la città di  Maglie (casella n.51):

Le zitelle sono di Maglie,

a San Nicola dai medaglie,

tira i dadi e muovi il sasso

 lascia stare il contrappasso.

Si tratta di una semplice quartina di versi ottonari a rima baciata dalla lettura a forte cadenza ritmica che favorisce un facile apprendimento a memoria del testo, caratteristiche simili a molte quartine che illustrano gli altri siti.

Il testo relativo a Maglie rimanda alla tradizione che accomuna la festa del patrono, San Nicola, con le ragazze che ancora non hanno trovato marito. Si racconta infatti che durante questa festa tutte le ragazze nubili (le zitelle) uscivano con l’intento di incontrare un uomo che le corteggiasse fino al matrimonio.  Il giocatore, quindi, transitando nelle stazioni  del percorso, potrà conoscere personaggi caratteristici, aneddoti riguardanti la vita culturale del Salento, tradizioni, motti, attività economiche che lo caratterizzano.

Nel tavoliere sono riportate a sinistra in basso le regole del gioco. A destra sono riportate in quartine le descrizioni dell’aspetto che  caratterizza ogni casella riguardante le località presenti nel percorso.

Vince chi per primo giungerà al n. 90, simboleggiato da S. Maria di Leuca.

Le caselle sono illustrate da Marta Solazzo. La tecnica pittorica utilizzata è quella dell’acquarello. Le illustrazioni, sotto l’aspetto espressivo, sono eleganti ed efficaci. Tutti i testi, comprese le quartine,  sono di Cinzia Dilauro. Il tavoliere è in cartoncino grigio antichizzato e rigido di cm. 66 di base x cm. 46 di altezza. Sul retro del tabellone sono riportate tutte le caselle con brevi commenti. Sono allegati al gioco i dadi e le pedine illustrate dal laurieddhu, da ritagliare ed incollare.


Pubblicato il 15/10/2012


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