Addio all'artista della visualizzazione del silenzio: muore ad Alezio il pittore Luigi Quida

Il mondo dell’arte piange una grave perdita: il grande pittore salentino Luigi Quida si è spento lo scorso 18 maggio all’età di 85 anni. Amava definirsi l'artista della "visualizzazione del silenzio", era un uomo semplice, schivo, aveva scelto di vivere ad Alezio, lontano dai clamori, dalle luci della ribalta, dalle distrazioni, per stare più a contatto con se stesso, per non perdere l’ispirazione e proseguire il suo percorso improntato alla figurazione.

Lontano dalle logiche del mercato, ma non dalla vita artistica italiana e internazionale. Le sue opere sono state esposte nelle gallerie di New York e San Francisco, di Berlino e Oporto, Basilea e Odessa, Toronto, Monaco, Amsterdam, Colonia, Ginevra e tante altre città. Innumerevoli le sue mostre in tutto il mondo e i riconoscimenti ricevuti: da Cavaliere al merito della Repubblica Italiana ad Accademico d’Europa, dalla nomina ad Araldo gentilizio e Gran collare del Marzocco dell’Accademia Araldica Internazionale “IL MARZOCCO” di Firenze alla Laurea Honoris Causa in Arte all’Università Interamericana di Buenos Aires.

Nato a Galatina il 9 marzo 1936, è stato definito dalla critica pittore post impressionista, ma forse sarebbe più corretto considerarlo tardo-impressionista per l’influenza che subisce dalla pittura di Monet. Il suo nome è apparso in numerosi annuari e cataloghi di arte contemporanea. È stato ideatore e coordinatore del Centro di promozione culturale “Settearte Mediterranea”, nei suoi oli su tela ritrae la transitorietà dell’attimo, gli aspetti più poetici della realtà, attraverso paesaggi, figure e fondali marini, trattati con pennellate decise e leggere e un raffinato contrappunto di grigi e verdi, marroni e gialli oro, che gorgheggiano delicatamente con il bianco luminoso dei vestiti delle signore, con i loro chiffons, ombrellini, cappellini, che rievocano le tramontate atmosfere da Belle Èpoque.

Il segno distintivo di gran parte delle sue opere è un originalissimo fascio di luce bianca, che quasi sempre irrompe sulla tela. Per ottenere il massimo dell’espressività egli accosta sulla tavolozza, con la più completa libertà fantastica, lampioni, marciapiedi, carrozze con o senza cavalli, case, balconi fioriti, muretti, caffé, facciate barocche di chiese e palazzi e tanti altri elementi architettonici ricercati. Nei suoi dipinti la trama pittorica è messa in risalto grazie allo studio rigoroso delle ombre e la consapevolezza delle possibilità offerte dal colore di rendere il cangiante variare delle cose attraverso l’incidenza della luce.

Le innumerevoli minuscole figure, dalle forme appena abbozzate con la punta del pennello e mai accuratamente descritte, dai vestiti variamente colorati, rendono bene l’animazione dei luoghi che rimangono sempre indeterminati (Parigi, Venezia...?) reinventati attraverso la soggettività dell’artista e liberamente visualizzati sulla tela. Però, la sua attenzione non è mai rivolta alle facili vedute panoramiche delle città e degli ambienti rappresentati, ma solo ad alcuni aspetti, resi originali dalla competenza compositiva e dalla solida padronanza nell’uso espressivo del colore. Il tutto collocato in intriganti atmosfere di sapore crepuscolare, spesso di grande effetto. Alcune sue opere si possono ammirare presso la Galleria Arca di Lecce

 

Luigi ha un figlio, Raffaele Quida, anch’egli artista e non poteva essere diversamente. Classe 1968, la sua ricerca indaga la percezione dello spazio e l’interazione dell’individuo con esso, attraverso la variabile temporale. Le sue opere si realizzano attraverso l’uso di vari media – disegni, sculture, installazioni, performance – e di materiali che attinge tanto da elementi naturali quanto da prodotti industriali. La sua formazione artistica si completa, dopo gli studi classici, al Centro Sperimentale Man Ray di Cagliari nel 2003.

 

 

 


Pubblicato il 09/06/2021


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