Leuca - Antichi rituali della pesca

Estratto dal libro: Uomini ed attrezzi di mare

La "Cunserva"
(scire a cunserva = andare a società)
Andare a società . E' appunto una specie di società e di accordo tra due o più barche, fatto sulla parola mediante il quale gli equipaggi delle rispettive imbarcazioni mettono in comune la propria opera nelle attività della pesca, ma particolarmente il pesce pescato, il cui ricavato viene poi diviso in parti uguali tra i vari equipaggi.

"La Cunserva" può essere costituita per un particolare tipo di pesca, come la sciabica per esempio, e in questo caso può essere limitata nel tempo, potendo durare anche un solo giorno, oppure riguarda tutto l'insieme delle attività pescherecce di una intera stagione o di più stagioni (alcune "cunserve" nel passato sono durate anche 14 anni, come quelle tra Cosimo Nochi e Cicciu Lu Moru ).

Può comunque essere sciolta in qualsiasi momento da una qualunque delle parti contraenti, che sono vincolate solo sulla parola. La consuetudine, però, ha sempre stabilito che si "scunserva", che si scioglie cioè la società, non prima della quinta decima (luna piena). Questa usanza, che nel passato era molto praticata dai pescatori di Leuca particolarmente quando bisognava intraprendere un'attività di pesca in cui era richiesta una maggiore disponibilità di attrezzature e, data la scarsezza dei mezzi meccanici, più bisogno di aiuto reciproco, ora lo è di meno, anche se rimane ancora, specialmente per quanto riguarda la pesca del pesce spada.

 

Lu "Cuntu"
(la spartizione)
La spartizione del ricavato del pesce venduto al pescivendolo avveniva, come ancora avviene, ogni 15 giorni oppure ogni mese.
Se l'equipaggio della barca è composto da 5 membri, tutto il ricavato viene diviso per 9.
Questa quantità corrisponde al numero dei pescatori (5) più le 4 parti spettanti all'attrezzatura ( ngegnu ) e alla proprietà della barca, cioè al capitale e ai mezzi di produzione.

Se, invece, l'equipaggio è costituito da 4 persone, la spartizione viene fatta dividendolo per 8 (circa).
Ma il metodo usato per la divisione è quello percentuale. In percentuale ad ogni marinaio, compreso il capo barca, che generalmente è anche il proprietario della barca e dell'attrezzatura, tocca il 13% per equipaggi da 5 ed il 15% per equipaggi da 4; al capitale spetta invece il 35% o il 40%. Un capo barca che sia anche proprietario prende quindi rispettivamente il 48% o il 55%.

 

Le "Vaddhranze"
(le bilance)
Sono le bilance. Ogni barca ne è fornita in duplice porzione: una metallica, conforme alle disposizioni legislative, appesa quasi sempre al chiodo della rutta (grotta) del pescatore e prelevata solo quando c'è un controllo, l'altra di giungo, formata da due spaselle legate come piatti della bilancia con tre corde ad un asse orizzontale.

Con questo ultimo tipo di bilancia si effettua la misurazione del pesce che viene venduto al pescivendolo, il quale è soddisfatto delle "vaddhranze" di giunco sia per la vantaggiosa pesatura, sia per l'igiene, in quanto l'acqua scorre attraverso le maglie delle spaselle e non si deposita nel piatto, come invece accadrebbe con le bilance di metallo.

Nella misurazione si usano pesi di pietra, perfettamente corrispondenti a quelli regolamentari in ghisa, ma anche questi più maneggevoli ed igienici in quanto la pietra non produce ruggine.

Si usa generalmente un peso di 5 Kg. chiamato "pisa", di 1 Kg. chiamato "rotulu", di 2 Kg., di 1,5 Kg. E di 0,5 Kg. chiamato (menzu rotulu).


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